Sud America 2015/16 – Giorno #61/62 – Argentina/Uruguay – Paul Simon sa sempre cosa dire

Una grande traversata in solitaria del Sud America: dall’Ecuador alla Patagonia cilena e argentina, passando per il Perù e chiudendo con due capatine in Brasile e Uruguay. Un viaggio per me memorabile.
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Ultimi vagabondaggi tra traghetti, aerei e autobus, a cavallo tra Brasile, Argentina e Uruguay. Un errare piuttosto sconclusionato se parametrato al ‘rigore’ con cui avevo impostato i primi 60 giorni di viaggio.

Ciò libera tempo per interiorizzare quanto fatto in questi due mesi, ma anche per rompersi i coglioni a Colonia (Uruguay), dove mi sono salvato dal suicidio con un tramonto sul mare e con una mostra fotografica sui Rolling Stones della prima ora. E da questo contesto due delle mie più incrollabili convinzioni escono ulteriormente rinforzate:

1) il tramonto sul mare non sbaglia mai, figurarsi su un oceano;

ma soprattutto

2) i Rolling Stones se la sono spassata (e se la spassano tutt’ora) molto più di me.

Ma perché uno dovrebbe andare a Colonia con tutto il ben di iddio che c’è in sud America? In realtà la risposta è chiara: Buenos Aires è talmente una noia (vedi giorno #57/58) che vale tutto. Anche Colonia, che dista appena 1 ora e 15 minuti di traghetto (sulla carta).

Ma poco importa, devo già tornare a Buenos Aires per perfezionare alcune transazioni di natura prettamente edonistica, poi di nuovo traghetto, di nuovo dogana, di nuovo Colonia e infine Montevideo, capitale del piccolo quanto costosissimo Uruguay.

E mentre ripenso a tutti i personaggi tralasciati in questo blog scriteriato, tipo il gruppo di diciottenni autostoppisti cileni che continuavo a incontrare tappa dopo tappa, o la turca ultraquarantenne che vaga senza meta da 3 anni e mezzo in bicicletta per il continente con la sua gatta nella cesta, o il pazzo imberbe di New York che si sta facendo tutte le Americhe in moto partendo dall’Alaska…mi rendo conto che adesso non c’è davvero più niente da fare.

Niente, se non farsi un giretto per Montevideo e mangiarsi l’ultima bistecca alta 5 cm accompagnata dall’ultima bottiglia di rosso, consapevole che domani c’è un volo per Bologna e che da dopodomani non ci sarà più un bus a cui dare la caccia, un itinerario da far quadrare, una montagna su cui camminare controvento. Almeno per un po’.

Ma come canta Paul Simon, che in questo viaggio ha sempre avuto una parola adatta all’occasione:

“But i’m alright…alright…you can’t be for ever blessed…”

Grande Paul, sarai avvizzito ma sai sempre cosa dire.

Hasta luego.

paul_simon

 

 

 

 

 

 

Daniele ERMES Galassi

Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!

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