Di nuovo sveglia alle 6.30: Struso e Bertellone iniziano a dare segni di cedimento, i tempi per la partenza tendono ad allungarsi. Con loro è un attimo, se ti distrai e allenti la presa sulla frusta sono capaci di metterci più di due ore a salire in moto.
Soprattutto il Bertellone è prono ad accumulare ritardi, in parte fisiologici: con tutti gli accrocchi che ha per le mani, anche io – che mi ritengo una scheggia – farei una fatica boia a rimpacchettare tutto in tempi decenti senza dimenticarmi qualcosa.
Oggi la giornata si preannuncia molto intensa: sono 250km di cui però circa 1/3 di pista. Il programma è integrare la tratta Douz-Ksar Ghilane con deviazioni in off studiate a tavolino in base ai gpx forniti sempre dal caritatevole Alberto.
Grazie Alberto, senza di te ci sarebbero toccate in sorte solo due opzioni: un noiosissimo tour su asfalto o la morte per sete in qualche pista dove non passa anima viva.
La prima meta è Zeraoua vecchia, città fortificata abbandonata in mezzo al nulla. Per arrivarci c’è da fare una bella trottata su sterrato non sempre facilissimo, con tratti smossi soprattutto all’uscita del paese.
Ma ditemi voi se non ne vale la pena:
Finiamo la pista che ci riporta all’asfalto e convergiamo verso lo snodo di Matmatat-Al Qadimal: certo che un posto chiamato ‘Qadimal’ non è di buon auspicio se sei in moto.
Da qui, dopo un pranzo dal sempre sorridentissimo Chef Abdul, prendiamo una pista che si rivela un highlight assoluto: 45km che scendono verso Bir Soltane attraversando paesaggi lunari dove, manco lo dovrei specificare, non incontriamo forme di vita umana.
La strada cambia di continuo: sterrato battuto, sterrato un po’ più smosso, fondo polveroso. Fin quando la polvere non lascia spazio alla sabbia. Eccoci di nuovo in mezzo a un mare dorato di cui non c’è verso di vedere la fine.
Oh, sorpresa, c’è pure un autovelox:
A Bir Soltane ci spariamo un caffettino corroborante per festeggiare la conclusione della favolosa pista e tiriamo dritti come fusi verso Ksar Ghilane per gustarci un tramonto tra le dune del Sahara.
Qui a Ksar Ghilane c’è da pagare in cash, e se proprio sei a secco, c’è da fare benzina per strada con le taniche. Pratica non consigliatissima in Tunisia. Per la cronaca, noi non abbiamo né dinari, né benzina. Ma decidiamo che ci penseremo domattina.
Adesso la priorità è un’altra: sopravvivere alla nottata in questa catapecchia di 6 mq che alle 8 di sera somiglia ricorda spietatamente una cella frigorifera con un tasso di umidità degno di un bagno turco.
A domani. Forse.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!