Oh mica capita tutti i giorni di passare da un continente all’altro guidando. Al massimo svalichi provincia, regione o stato se proprio sei in vena di farla grossa, ma cambiare continente sulle due ruote fa un certo effetto.
‘Welcome to Asia’
dice in cartello alla fine del ponte che collega la Istanbul europea con quella asiatica.
Da lì viaggiamo verso la costa del Mar Nero e poi chilometri e chilometri, più di 400, con destinazione scelta a caso sulla via per la Cappadocia: Bolu.
Località che nelle nostri menti pressapochiste doveva essere un paesello di montagna ma che invece si rivela una città vera e propria, un esteso lavori in corso che pare di essere a Islamabad dopo qualche raid aereo.
Il piatto forte di Bolu non sono i ristoranti (il nostro ha cannato tre pietanze su tre e anche il conto non aveva senso), non è l’architettura (sembrano stili incollati insieme a caso), ma sono i Bancomat.
Ci sono circa 30 banche con sportelli ATM nel giro di un chilometro, roba mai vista. Se dovete prelevare con Bolu andate a botta sicura.
Dopo una fredda nottata nelle città dei Bancomat, una tratta abissale di 560km spartita tra strade veloci e stradine interne strepitose non sempre asfaltate ma quasi sempre deserte ci porta a Uchisar, nel cuore della Cappadocia. E qui domani ci aspettano bei giri.
Obiettivo: stare il più lontano possibile dall’asfalto senza bucare, cadere o sfasciarsi l’osso del collo.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!