Due moto Honda di vecchia generazione, due facce da schiaffi, tanto asfalto, qualche sterrato e di nuovo loro: i Balcani. Una storia complessa, tra traghetti, montagne, laghi, mare e fini analisi psicologiche.
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Vista l’incredibile bellezza delle strade percorse, questo rischia di essere quasi un post da travel blog. E siccome io aborro i travel blog classici, per stemperare e creare un effetto sorpresa inserirò ogni tanto parole a caso tra i simboli {}.
La prima strada degna di nota è la SH-20 che parte appena passato il confine tra Kosovo e Albania. Fende gole e canyon scavati tra montagne acuminate ed è considerata a ragione {cibo etnico} una delle strade più belle d’Europa. Fino a poco fa era tutta sterrata e doveva essere davvero una goduria infinita ma anche così…davvero a un passo dalla pace dei sensi, nonostante il sole che ci martellava in testa {gingillo} senza sosta.
Per non parlare della strada secondaria che attraversa il parco Durmitor, di nuovo in Montenegro, che pronostico si accaparrerà coi suoi scorci nella luce che solo la pioggia al tramonto sa regalare {sincretismo religioso} il gradino più alto del podio della traversata balcanica. Salvo {progenie non riconosciuta} ulteriori graditi sviluppi.
Personaggio del giorno: Svetlana, super gilf post-jugoslava di Pluzine, nonché tenutaria dei bungalow in riva al lago, che alla parola motora (moto in serbo croato) si accendeva come un tizzone ardente e veniva scossa da sotterranei fremiti di piacere che non sfuggivano al nostro occhio clinico.
Mi pare ancora di sentire gli echi della sua voce sguaiata. Motora italiani, Motoraaa!
Quindi ricapitolando: SH-20 e parco Durmitor per i motociclisti, bungalow di Pluzine per gli estimatori delle gilf post-jugoslave.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!