Balcani 2017 – Giorno #9 – Albania – I grandi misteri delle traversate dell’Adriatico

Due moto Honda di vecchia generazione, due facce da schiaffi, tanto asfalto, qualche sterrato e di nuovo loro: i Balcani. Una storia complessa, tra traghetti, montagne, laghi, mare e fini analisi psicologiche.
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Ultimo giorno, ci ridirigiamo verso Durazzo. Con calma, ma inesorabili verso l’ennesima attesa infinita per salire sul peggiore dei traghetti possibili.

L’ineguagliabile skyline di Durazzo, fatto di palazzoni squadrati decorati a pois (vedi foto, ma vedila perché vale la pena), fa da sfondo a questo snervante stazionamento sull’asfalto arroventato dal sole. A ravvivare ci pensano le routine comportamentali di Cippo (vedi puntata precedente), che per l’occasione poco è mancato che fosse stato azzurro di sci in Albania.

La Adria Ferries andrebbe deferita alla Corte Suprema dei Diritti Umani, non tanto per gli immancabili ritardi ma per l’irricevibile stato dei suoi traghetti. Stipati oltre ogni limite, con 4 bagni per piano (leggasi 8 tazze del cesso in tutto) naturalmente senza carta igienica, 2 soli bar gestiti con efficienza e velocità sudamericana, un ponte al chiuso flagellato da glaciali correnti siberiane che si trasforma in tendopoli a tempo di record. È veramente incredibile: tu entri tra i primi ma ti ritrovi già in un centro accoglienza profughi, con materassini, teli, stuoini, gente mummificata dentro asciugamani che già dorme occupando tre divanetti. Eppure sono appena entrati, ne sei certo, e non sono manco le 20. Come è possibile? Altro grande mistero delle traversate adriatiche (vedi giorno #1).

Sarà una lunga notte.

Zeno e Nico, albanesi che vivono in Italia, ci intrattengono con le loro narrazioni tra epopea del Paese delle Aquile, barzellette inqualificabili e aneddoti dal sapore balcanico che terminano spesso con greci dimmerda o slavi del cazzo.

E a proposito di barzellette: in Albania iniziano spesso con c’è un italiano, un greco e un albanese.

Meglio approntare il mio giaciglio, ma so già che farò davvero fatica a trovare un lembo di terra libera e a prendere sonno in questa cella frigorifera che balla come un tagadà, con bambini che mi correranno intorno per tutta la notte sfidando spazi infinitesimali. Perché i bambini corrono tutta la notte in traghetto? 

Naturalmente un altro grande mistero dei Balcani.

Salvo ulteriori sviluppi inaspettati, per questo viaggio è tutto.

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Daniele ERMES Galassi

Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!

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