Alle 6 certezze della puntata precedente devo aggiungerne una settima:
La Silver Slut, per quanto mulo inarrestabile come tutti i Transalp, non va ad aria.
Ha iniziato a sobbalzare e a strattonare in autostrada quando il parziale segnava appena 286km. Il maledetto benzinaio greco l’ha fatta grossa: deve aver lasciato un paio di litri vuoti nel serbatoio nonostante gli avessi chiesto il pieno. Non ci sono altre spiegazioni. Ed eccomi inchiodato nella corsia di emergenza di una maledetta autostrada greca di cui non so nulla, in un tratto infestato di veicoli che sfrecciano a mille.
Dove stanno i benzinai? Dove mi trovo? Qual è la prossima uscita? Il navigatore dice che sono vicino a Kozani, ma le indicazioni sui punti di rifornimento sono assolutamente inutili: vaghe per non dire deliranti.
Che cazzo faccio? C’è un numero di emergenza stradale? Boh, intanto provo a ripremere lo start come una scimmia e la Silver Slut viene scossa da un moto di orgoglio nipponico: incredibilmente riparte.
Miracolosamente arrivo allo svincolo di Kozani tra mille vuoti del motore, sobbalzando nella corsia d’emergenza manco stessi tentando di cavalcare un toro al rodeo. Pianto la moto li e mi incammino verso l’ignoto.
Sfoggio quel mio pollice che tante volte mi ha cavato di impaccio in America latina e scopro che funziona pure in Grecia, perché uno si ferma: dice che il prossimo benzinaio è a 15km. E poi qui come ci torno? Indago meglio ed ecco la soluzione: c’è una pompa a 2-3 km di distanza, ma devo:
- attraversare l’autostrada
- scavalcare il new jersey
- attraversare anche l’altra corsia
- rotolarmi giù per un cavalcavia
- camminare
- trovare un contenitore
- riempirlo di benzina
- ritrovare la via di ritorno, evitando così di rimanere a vagare per sempre nel groviglio di snodi autostradali della Grecia settentrionale
Tutto liscio fino al punto 7.
Il problema è il punto 8. Perché dopo un’oretta sono appeso come un gatto per la scarpata del cavalcavia scesa a fatica poco prima, con in mano una tanica da cinque litri di verde. Saranno gli stivali, sarà l’impaccio della tenuta da moto e della tanica, ma non riesco a risalirla quella cazzo di scarpata.
Con ogni probabilità è Zeus che mi sta sfottendo per non aver scalato Mitikas e mi sta dando una seconda possibilità:
‘Scala almeno questa misera scarpata di questo grigio cavalcavia, nella zona industriale più degradata della gloriosa regione della Macedonia greca. Ritrova un briciolo di onore arrancando in mezzo a immondizia, rottami e rifiuti di ogni genere. Questo ti meriti, vile discendente dei romani!’
Comunque dai, potrebbe andare peggio.
Potrebbe piovere…
In un modo o nell’altro devo avercela fatta, perché ritrovo la Silver Slut dove l’avevo lasciata. C’è un italiano in Transalp 700 che la veglia:
Ah immaginavo, non c’è un benzinaio manco a pagarlo oro. Ti avevo anche lasciato un biglietto sulla moto!
Lo ringrazio, riparte.
Il biglietto:
‘Ciao sono Roberto anche io ho un Transalp, ho visto la tua moto ferma e ho pensato di lasciarti questo biglietto qualora avessi bisogno puoi chiamarmi. Io sto andando a Bitola (MK)’
Lo incontro al benzinaio successivo mentre la pioggia si fa più corposa. Scambio di battute tra motociclisti. Lo ringrazio di nuovo.
Di niente. Mi sono fermato perché avevi un Transalp pure tu. Se avevi una BMW col cazzo che mi fermavo!
Segue tipica denigrazione di noi transalpisti proletari a danno dei più abbienti Giessisti. Fa sempre folclore.
La pioggia si fa più intensa. Inizia a bagnare sul serio, fulmini e lampi movimentano l’orizzonte sempre più nero. Mi fermo presso un chiosco che vende panini e mi riparo nel casottino a fianco che funge da ‘sala ristorante’ mentre la tempesta monta.
Siamo solo io e un paio di vecchietti greci: ed è la mia grande occasione. Posso capitalizzare le nozioni assimilate al liceo e intavolare finalmente una discussione organica sulla metafisica, magari con un approccio maieutico.
E invece no, il gap linguistico è incolmabile. Se non altro loro sanno di non sapere l’italiano e io so di non sapere il greco. Mi consolo pensando che forse, messa in questa termini, Socrate si accontenterebbe dello stallo.
Ancora a 200km alla meta, trovo conforto in un altro panino alla salsiccia greca farcito di patatine fritte, aspettando che il diluvio finisca.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!