Cammino di Santiago portoghese – giorno #2 –  Sotto le suole

Il dividendo della giornata campale di ieri si manifesta sottoforma di una colazione luculliana compresa nel prezzo della tripla e di una partenza senza pepe al culo, visto che mi ritrovo già avanti di oltre 5 km sulla tabella di marcia.

Dopo la scoperta della caviglia a pois rosso fuoco (qualcuno dall’Italia ipotizza siano stimmati), ieri sera avevo lavato pantaloni e calzini per decontaminare, ma sono ancora zuppi. Asciugo i pantaloni col phon dell’hotel, appendo i calzini ancora molli allo zaino con delle mollette e via, sono subito in strada.

Le ragazze sono partite prima, ognuna con un programma diverso. Con ogni probabilità non ci incontreremo mai più. E io oggi vorrei proprio camminare da solo, ce la farò?

Sì, oggi ce la faccio. Ancora lungomare, ancora qualche passerella, poi un paesaggio più rurale archiviabile serenamente nella cartella ‘nulla di rilevante’. Un paio di paesini anonimi, un accenno di boschetto senza troppe pretese, un toast al salmone con Super Bock (birra locale), un ponte su un fiume agonizzante e ancora qualche chilometro fino al Sea Soul, ostello di tutto rispetto poco fuori Esposende. Uno dei più accoglienti mai visti in vita mia, lo devo dire.

Insomma tappa lontana da sussulti e dal marasma di ieri, ordinaria a conti fatti, ma sapere che il Portogallo mi sta scorrendo metro per metro sotto le suole fino a che non diventerà tra qualche giorno Spagna, beh devo dire che  il suo fascino c’è l’ha.

D’altronde l’ho detto subito che io volevo solo camminare.

Pensiero del giorno:

Incredibile quanta roba entri in uno zainetto da 25 litri se lo organizzi bene, ma molto più incredibile come ci entri comunque tutto quello che realmente ti serve anche se lo organizzi a cazzo di cane.

Cammino di Santiago portoghese - giorno #2 -  Sotto le suole

Cammino di Santiago portoghese - giorno #2 -  Sotto le suole

Cammino di Santiago portoghese - giorno #2 -  Sotto le suole
Cammino di Santiago portoghese - giorno #2 -  Sotto le suole

Daniele ERMES Galassi

Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!

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