Cammino di Santiago portoghese – giorno #7/8 –  Il cammino mi ha finalmente parlato

La tratta Saiàns – Redondela è stata una sgambata lunga più di 30 km, faticosa e senza altra gente intorno, con un meteo sostanzialmente avverso ma per certi versi ancora accomodante.

Arrivo a Redondela scortato da una pioggerella londinese, mezzo azzoppato da una caviglia dolorante e con addosso una nettissima sensazione che ci sia qualcosa di diverso.

All’improvviso molti più giovani, alcuni dei quali completamente fuori contesto. Tipo questo gruppo di ventenni spagnole tutte yoga pants, body attillati e risate sguaiate che si è fatto odiare da ogni singola anima dell’ostello. Arrivate di notte facendo un bordello atomico, la mattina hanno intasato gli angusti corridoi della camerata con i loro titanici trolley stipati di creme, prodotti di bellezza, vestiti, spazzolini elettrici, scarpe e mille altre cianfrusaglie che hanno suscitato una serie di ben udibili perculate in diverse lingue.

Ci ragiono un po’ e arrivo all’unica conclusione possibile… stanno usando il famigerato ‘trasporto bagagli’, un servizio che può aver senso per chi ha disabilità, ma che equivale a onta e disonore imperituro per tutti gli altri.

La mattina seguente per strada c’è molta più gente, si cammina troppo spesso in fila indiana. Proprio non mi sento a mio agio, sempre più convinto che il cammino francese (notoriamente super intasato in ogni stagione) non farebbe per me.

Da Redondela a Pontevedra (finalmente una tappa di soli 20 km!) il mood è stay in line & keep walking. Con ogni probabilità dipende dal fatto che queste sono tratte in comune col cammino centrale e qui confluiscono tutti. Redondela è l’inizio di un mostruoso collo di bottiglia, da cui prenderò le distanze domani quando devierò per la Variante Espiritual, sicuramente meno battuta, più lunga e a quanto si vocifera più meritevole paesaggisticamente (ma spero pure antropologicamente).

Peccato solo che da qui a Santiago (circa 80 km) il meteo sentenzi pioggia battente senza soluzione di continuità.

Mi consolo con una paella formato famiglia assieme un gruppo di Reggio Emilia e una coppia di Torino con cui ho legato in questi ultimi giorni.

Cammino di Santiago portoghese - giorno #7/8 -  Il cammino mi ha finalmente parlato

Ezio e Giulia sono la classica coppia Generazione X (lui) + Millennials (lei), dove lui non concepisce il senso di fare una storia su Instagram, e lei non capisce il suo attaccamento alla gloriosa era analogica. Più camminiamo, più io e Ezio convergiamo verso lo stereotipo del vecchio che bolla come invertebrati i più giovani.

Non sapete una mazza, il vostro vocabolario è scarno, non avete cultura, non leggete, siete dipendenti da Instagram, non vi rendete conto quanto si viveva meglio senza cellulare perché ci siete nati

Per dimostrare che ai nostri tempi la scuola era una cosa seria, Ezio riporta alla memoria i Fenici, la Mesopotamia e addirittura il limo del Nilo; Giulia ribatte secca che di sta roba non ne sa niente, ma che tanto è sicura che non serva a un cazzo.

Poi all’improvviso, per tramite di Ezio che fa il meccanico da una vita, il cammino di Santiago mi regala la sua prima, limpida consapevolezza. È come uno schiaffo a mano aperta, qualcosa che era sempre stata lì, ma che nella mia ignavia non avevo mai avuto la forza di affrontare e prendere per le corna. Non posso più aspettare, dispone Ezio. Devo assolutamente rifare la cinghia della distribuzione alla mia sfasciatissima Ibiza del 2002 che ha da poco sfondato i 260.000 km, o mi lascerà.

Il cammino, per bocca di Ezio che fa il meccanico presso Stellantis, mi ha finalmente parlato.

Cammino di Santiago portoghese - giorno #7/8 -  Il cammino mi ha finalmente parlato

Daniele ERMES Galassi

Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!

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