La mia Variante Espiritual è stata flagellata dalla pioggia. C’è poco da fare, la pioggia superata una soglia critica ti devasta a tutti i livelli.
Non solo perché ti bagna, ma perchè poi trasforma gli ostelli in un logorante girone dantesco brulicante di poveri cristi che cercano disperatamente di asciugare i pochi stracci che hanno.
Dopo 8 ore di camminata, tu vorresti arrivare e stenderti sul tuo letto in camerata… e invece col cazzo. Cominci a fare le file alla lavatrice o la fila al lavatoio, poi la fila all’asciugatrice, che però di solito non asciuga e quindi quello prima di te vuole fare un altro giro.
C’è chi mette i giornali nelle scarpe per togliere l’umidità, chi usa asciugacapelli, chi stende tanto per stendere, senza alcuna possibilità di vedere le sue cose asciugarsi in tempo utile. Ogni anfratto è buono per appendere calzini, magliette, pantaloni poncho. Le mollette valgono oro.
Nel mentre si fa tardi, sei sempre più stanco, e ancora non ti puoi mica mettere orizzontale, devi monitorare da vicino i progressi di quella maledetta asciugatrice o qualcuno potrebbe togliere i tuoi panni ancora umidi e lanciare il programma di asciugatura coi suoi.
E ti devi pure sbrigare, se non asciughi bene il tuo unico pile e la tua unica giacchetta in tempo non riesci manco a uscire a cenare che poi rischi un colpo. Ma poi magari continua a piovere mentre cerchi cibo e ti bagni, e domani parti già zuppo…
La pioggia battente per giorni e giorni è un enorme, irregolare, durissimo palo nel culo. Sfido chiunque che ci sia passato a dire il contrario.
Comunque:
Pontevedra – Armenteira: tappa interessante, con il primo e unico dislivello degno di qualche nota. Scarsissima la ricettività di Armenteira, che mi costringe a dormire presso il monastero delle sorelle di qualcosa, abilissime nel farsi pagare un letto a peso d’oro senza emettere uno straccio di ricevuta.
Armenteira – Villanova de Arousa: contiene il vero highlight della variante, ossia il camino de la piedra y de l’agua. Una foresta verdissima e molto differente da quanto visto finora, che flirta col corso del fiume Armenteira. Fatata. Il resto della tappa aggiunge vento crescente fino a Villanova, dove il meteo fa così schifo che sembra di essere in Patagonia quando non puoi uscire di casa. E infatti non esco, salto pure la cena perché è una tempesta veramente poco invitante e mi sono appena asciugato su una stufa che sbuffa monossido di carbonio solo a guardarla.
Villanova – O Milladoiro: si parte alle 8 sotto la tempesta, ma su imbarcazione. Sono 29 km di navigazione del fiume Ulla a bordo della Barca del Pellegrino, che fornisce té caldo e snack oltremodo graditi. Qui le cose si fanno strane: in teoria sta cosa ricalca la traslazione della salma mi pare di San Giacomo (o comunque un suo collega) e in più, come bonus, ci sono pure 12 stazioni della via crucis (l’unica fluviale al mondo). I cattolici sono inarrivabili quando si tratta della mortificazione della carne e dello spirito, figuriamoci se si lasciano sfuggire l’occasione di una via crucis giù per un fiume.
Tornati su terra ferma è pioggia, pioggia e ancora pioggia con aggiunta di fango fino a O Milladoiro, dove all’ostello omonimo comincia il macabro rituale descritto in apertura.
Domani ultimo strappo fino a Santiago, dove conto di arrivare in un paio d’ore prima che folle di pellegrini si riversino in piazza come lemming.
Previsioni meteo? Pioggia. Che domande.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!