Conformemente al programma audace ipotizzato ieri, alle 8.45 siamo già all’imbocco del Menalon Trail in tenuta da trekking. La gamba c’è, l’umore c’è, il meteo c’è.
Percorso molto panoramico che scende nella verdeggiante gola di Louisios (o qualcosa del genere), dove ogni tanto sbuca fuori un monastero abbarbicato a una qualche parete improbabile. Questi non ci stanno con la testa.
Non incontriamo nessuno, solo un gruppetto di crucchi che ci affanniamo a superare e seminare per goderci la nostra parte di solitudine monastica in questa gola dell’Arcadia.
Verso le 12 siamo al Philosofou Monastery: la gamba c’è, l’umore c’è. È il meteo che non c’è più: un cielo plumbeo rutta tuoni a tutto spiano, c’è aria di rivoltura proprio in direzione Dimitsana. Una turista olandese che era lì in macchina col marito ci chiede inorridita se stiamo facendo trekking. Ma che, le pare? Io giro sempre coi bastoni del Decathlon.
Poi Zeus si incazza e comincia a scaricare fulmini ed è l’epifania: bisogna abbandonare il percorso e tornare in qualche modo a Stemnitsa per riguadagnare le moto. La soluzione viene da sé: gli olandesi ci caricano e ci scaricano a destino.
Piano saltato, decidiamo di proseguire a step in base a come evolverà il meteo. Prima tappa Sparta: strada stupenda, pioggia. Seconda tappa Calmata: strada superlativa che sale a 1300 metri per ridiscendere sul mare, pioggia + nebbia. Terza tappa Stoupa: altra strada panoramica, cielo plumbeo ma almeno non piove.
E siamo qui a Stoupa, villaggio di mare costruito a uso e consumo del turismo moderno, mentre fuori furoreggia l’apocalisse (anche qui giurano che non piove da maggio). Adesso io problema è solo uno: trovare un cazzo di ombrello per arrivare ai ristoranti perché è evidente che di smettere non ci pensa proprio.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!