Tre amici che si conoscono dall’asilo a caccia di aurore boreali a bordo di un 4×4 tra poderose tempeste di neve, ghiacci eterni e affettati misti.
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In Islanda la faccenda è patronimica. Significa che i cognomi dei figli derivano dal nome del padre. Tutto questo incasina non poco le cose, perché all’interno di una stessa linea genealogica i cognomi cambiano di continuo. E non solo: se ad esempio sei Jon e sei figlio di Lars, ecco che diventi Jon Larsson (figlio di Lars), ma se sei figlia dello stesso Lars, ad esempio Sigridur, diventi Sigridur Larsdottir (infatti son= figlio di; dottir = figlia di). In sostanza fratelli e sorelle non hanno lo stesso cognome. Considerato poi che i nomi propri in Islanda sono pochi e che in questo paese di 300.000 abitanti in croce la promiscuità sessuale è non solo largamente accettata, ma addirittura incoraggiata, mi viene da pensare che gli incesti inconsapevoli siano corposi in frequenza e incidenza.
Ma visto che non andiamo in Islanda a mettere su famiglia (salvo colpi di scena), a noi fondamentalmente di tutto ciò non frega granché, però mi sono chiesto come ci saremmo chiamati noi tre bambocci di Pietralacroce, vivibilissima frazione di Ancona, se fossimo nati in Islanda (come se i nomi coi quali ci chiamano da 25 anni non fossero già da galera). Ed ecco il risultato, sorprendente quanto ammaliante:
Axo Silvanson (Axo figlio di Silvano)
Thristo Massimson (Thristo figlio di Massimo)
Franco Jankarlson (Franco figlio di Giancarlo)
Per stasera è stata indetta un’ultima tavola rotonda tra i signori Silvanson, Massimson e Jankarlson per puntellare gli ultimi dettagli, ma so già che ci si infognerà nell’infantile, sterile, irrinunciabilissimo delirio da comparazione abbigliamento tecnico…e che per tutto il viaggio ognuno decanterà le doti dei suoi capi tecnici in termini di tenuta termica, traspirazione, vestibilità gettando fango sull’equipaggiamento altrui. Un po’ come a Cuba, quando io e Massimoson siamo stati un mese a disquisire se fosse meglio la mia Routard da mangiaformaggi o la sua Lonely Planet da fottuti yankee.
Axo Silvanson
PS
Se qualcuno ha da obiettare che nel chiamare una persona “Franco” non ci sia nulla di strambo, ricordo che comunque lui all’anagrafe di Ancona è iscritto come “Paolo”.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!