Tre amici che si conoscono dall’asilo a caccia di aurore boreali a bordo di un 4×4 tra poderose tempeste di neve, ghiacci eterni e affettati misti.
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Il piano di fuga da Vik, villaggio-sputo che ci ha tra tenuto in ostaggio per 24 ore in combutta col meteo, è riuscito alla grande.
Il nostro trio è uscito dalla batosta di ieri assolutamente motivato a recuperare il maltolto.
Deserto lavico del Sandur, laguna degli iceberg di Jakulsalron, lingua glaciale di Svinafellsjokull (che sembra un titolo dei Kurnalcool e invece è un luogo pazzesco dove anche una foto fatta col mio cellulare appare come un gesto di creazione superiore): oggi siamo stati fuori dal mondo. Luoghi che in realtà avevo già visto in estate, ma che in inverno sembrano volersi mettere in ghingheri. E per noi l’eleganza è un punto d’onore ancor prima che un vessillo, è risaputo.
Incontriamo una valanga di veicoli coi vetri riparati alla meno peggio con nastro adesivo e nylon: la tempesta della sera prima ha fatto danni anche quassù, frantumando finestrini su finestrini. Potrei partire con le solite banalità su quanto sia piccolo l’uomo in confronto alla natura, ma mi pare sia sufficiente affermare che con l’Islanda non si scherza mica. D’altronde per noi la serietà è tutto. Dopo l’eleganza, si intende.
Ma c’è un’altra cosa che sgomita per conquistarsi il vertice della nostra piramide dei bisogni: gli affettati. Ed eccoci di nuovo a Selfoss a pasteggiare con il nostro tagliere misto salumi italiani in una hot tube all’aperto riscaldata a 42 gradi, quando fuori segna -5. Accompagnati dal nostro immancabile Nero d’Avola.
E stasera abbiamo già preso accordi con la moglie del gestore: se vedi l’Aurora vienici a svegliare. Thanx.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!
Thristo me pare leggermente fatto.