Kirghizistan 2022 – Giorno #6 – Cristo d’iddio

È ora di pranzo quando arrivo al Duet hostel di Karakol con un autostop agganciato all’uscita del Fairy Tale canyon (carino, ma trascurabile se hai bazzicato il southwest USA).

Kirghizistan 2022 - Giorno #6 - Cristo d'iddio

Al Meeting Point del Duet cerco compagni per l’Ala Kul Trek, il must assoluto da queste parti. Mi viene in aiuto la lavagna dove i backpacker lasciano i propri recapiti per evitare di salire in alta montagna da soli. Ne contatto tre via whatsapp e aspetto inanellando la combo pizza, birra, espresso, bucato.

Kirghizistan 2022 - Giorno #6 - Cristo d'iddio

Questo posto pullula di gente veramente estrema. Tipo:

Roman: 22 anni, tedesco, arriva da 12 giorni consecutivi di trekking in solitaria munito di tenda, fornello, telefono satellitare e mille altri gadget di cui ignoravo l’esistenza. Caratteristica principale: a ogni occasione ti spiana sotto agli occhi una app per navigare sentieri. Poco importa l’argomento in ballo: anche se parli di figa o tasse lui finirà invariabilmente per aprirti sotto al naso quella cazzo di app.

Tom: sulla trentina, neozelandese. Gira il mondo a tempo quasi indeterminato (a botte di tre mesi circa) e sta con una tedesca che però non viaggia con lui. Copre dal trekking alla scalata, passando per immersioni e bicicletta. Non va in moto, piccola soddisfazione. Anche lui dispone di ogni acrocco immaginabile, tra cui svetta la versione migliorata del telefono satellitare di Roman (il quale rosica in silenzio).

Il biondo americano: sulla cinquantina, vaga per il globo in bicicletta da tre anni. Ha la faccia bruciata da mesi e mesi di sole, vento e agenti atmosferici vari.

Kirghizistan 2022 - Giorno #6 - Cristo d'iddio
Da sx a dx: Tom e Roman

In mezzo a tutti questi top player, ho beccato con il lanternino gli unici due scappati di casa: Jackson e Adam. Mi rispondono uno per volta per il trekking di domani, nessuno conosce nessuno. Ci diamo appuntamento al Duet.

Cristo d’iddio.

Jackson: dal Colorado, 22 anni. Minuto, gentile, baffetto gay anni 80, ha un problema: ha delle normali scarpe da tennis. Che per salire a quasi 4000 metri con pendenze simili e terreni tecnici non vanno proprio. Mi viene da piangere, ma non è niente in confronto all’altro.

Adam: ungherese, pelle olivastra, capelli corvino a mezza lunghezza, occhi a boccia ma cesellati con taglio quasi orientale. Trasuda qualcosa che stento a decifrare. Mi mette i brividi quando la sua mano gelatinosa stringe la mia per puro proforma. Sono quasi certo che la sua natura non sia umana, deve essere un incrocio tra un rettile e un vampiro adattatosi darwinianamente alla luce nel corso dei millenni. Sembra essere poco sopra i trenta, ma non mi sorprenderebbe scoprire che abbia secoli e secoli sul groppone.

Mi ricorda un personaggio inquietantissimo della mia prima infanzia:

Kirghizistan 2022 - Giorno #6 - Cristo d'iddio

Se Jackson non ha le scarpe, Adam non ha un emerito cazzo. Verrà così come è venuto all’appuntamento. Un pantalone di tela militare, una felpa nera con cappuccio, delle scarpe da città lisce come il culo di un neonato. Non ha giacca a vento, non ha niente contro la pioggia, non ha niente di niente. Dice che con quelle scarpe ci è salito sul monte Fuji che segna 3600, e che quindi andranno benissimo anche per i 3700 metri dell’Ala Kul. Come se contasse solo l’altitudine.

Adesso c’è un ring nella mia testa, dove la prima regola della montagna (‘mai andare soli’) incrocia i guantoni contro la saggezza popolare (‘meglio soli che male accompagnati’). Ma ormai sono in ballo, tocca ballare anche se la musica fa schifo.

Ho brutte sensazioni, lo ammetto.

Daniele ERMES Galassi

Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!

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