Il furgone sobbalza in una nuvola di polvere sullo sterrato che porta al Canyon de la Trinidad. Alla guida Salvatore Castro, detentore del monopolio per tutte le escursione alle pitture rupestri della Sierra de Guadalupe. Non ci sono santi, se vuoi vedere questi scarabocchi di 5.000 anni fa devi passare per lui. Dentro siamo io, un affabile gruppo di Avventure nel Mondo con età media che riesce a farmi sentire un liceale e un quartetto gringo di Phoenix attaccato alla tequila già dalle 8.30 di mattina.
Nel quartetto in questione abbiamo tre sosia sputati di personaggi noti e uno sciroccato che biascica continuamente che somiglio a Glen Danzig. Chiude il circo delle somiglianze un’italiana identica a Maurizio Landini. Sì il sindacalista.
Ma torniamo al quartetto: abbiamo Matt Demon che fa coppia con la Santanchè e Sharon Stone dei tempi buoni che sta dietro a questo personaggio che da solo vale l’escursione. Sui 45 portati male, cappellino a visiera, occhiali scuri a nascondere l’occhio sfatto e sandali, costui dice di fare il pilota di aerei per il gruppo Baja Pilot (qualunque cosa sia) e indossa una t-shirt che corrobora la sua tesi. Si ostina a parlare spagnolo con la classica pronuncia stentata dei gringo resa ancora più sbilenca dalla tequila che inizia palesemente a imbrigliargli la lingua.
Sharon Stone, Santanchè e Matt Demon pendono però dalle sue labbra: basta una sua parola sciancata e loro si sganasciano dalle risate. È lui il vero boss, gli altri dei miseri comprimari. Landini è piuttosto contrariata da questo atteggiamento frivolo, preferirebbe immagino un decoroso contegno per un’escursione di questo spessore culturale e sicuramente li vorrebbe in un altro furgone.
Ogni tanto il capitano se ne sbotta con un ‘heeey Glen Daaanzig?! Todo bien?!’
E giù a offrirmi tequila sotto il sole a spiombo e a fumare come una ciminiera mentre il detentore del monopolio ci illustra le proprietà curative delle piante desertiche (a sentire lui non ha senso andare in farmacia se in giardino hai un cactus).
Nel momento clou, mentre sempre il monopolista Salvator Castro si lancia in una lunga e articolata spiegazione al cospetto delle sospirate pitture rupestri, il nostro capitano è collassato in posizione fetale su un letto di roccia sconnessa. Si direbbe morto, se solo a un certo punto non si liberasse in un peto abrasivo quanto inaspettato che tutti fanno finta di ignorare, Landini inclusa.
Poi il capitano si desta, sbraita una scarica random di heeey Gleeen Danzig!?, si ringalluzzisce a botte di birra durante il pranzo al sacco. Ma l’alcol presenta il conto: al ritorno, sul furgone, il nostro capitano è un cencio. I suoi heeey Glen Daaanzing!? si fanno sempre più sparuti fino scomparire del tutto, il suo corpo minuto si sbraga in posizioni che avrei detto non compatibili con le possibilità offerte dalle articolazioni umane.
E poi solo il silenzio. Nemmeno una timida flatulenza stavolta. Quando li saluto, Sharon Stone, Santanchè e Matt Demon sono tutto un sorriso, ma il capitano della Baja Pilot è pietrificato nella sua posa impossibile, nudo senza il cappellino volato chissà dove.
Comunque spero non programmino di volare su Phoenix in giornata, perché la vedo nera.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!