Polvere, autostop, fiordi, trekking, ghiacciai e personaggi come sempre epici: di nuovo da solo a sudare sangue sulla impareggiabile Carretera Austral. Con un piacevole diversivo sul lato argentino.
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La Ass-off series® consiste nel farsi fotografare in un dato contesto con le chiappe al vento. Me la sono inventata qualche anno fa, e tutt’oggi continuo ad alimentare questo format rivoluzionario. Qualcuno su FB se la sghignazza di gusto, qualcuno non capisce la portata iconoclasta dell’ambizioso progetto.
Il sistema pensiero che sorregge l’impianto estetico è semplice quanto inattaccabile. Cascate, fiumi, eremi, presepi, confessionali: ogni location è buona per piazzarci un bello spacco di culo.
Viaggiando soli è però problematico: o trovi un fotografo compiacente oppure chiedi a un ignaro passante ti farti uno scatto. Gli dai il tuo smartphone, ti integri nella location e ti tiri giù le braghe all’improvviso, con nonchalance. Nessuno si lamenta, anzi di solito tutti si mettono a ridere. E non smettono più.
In questo viaggio la Ass-off series® era stata trascurata, faccio ammenda. Non avevo avuto occasione, vista la grande solitudine con la quale avevo viaggiato. Ad esempio i guanacos con cui avevo condiviso il trek nel parque Patagonia si erano rivelati incapaci di usare uno smartphone, stante l’insanabile mancanza del pollice opponibile. Ma qui a El Bolsòn ho incontrato di nuovo Matilde (vedi giorno #17/18) e l’occasione s’è fatta ghiotta.
Ma possibile che dei tre giorni di trekking nel circuito di El Bolsòn io stia parlando di questo? Certo, ve l’avevo detto che questo non era un classico blog di viaggio. Cazzo v’aspettavate?
Tuttavia siamo agli sgoccioli, e per chi proprio è bramoso di dettagli sul circuito di trekking a El Bolsòn mi permetto di dire che:
La cosa migliore del circuito rifugi di El Bolsòn sono proprio i rifugi. Non sono pieni, non puoi prenotare e quindi chi prima arriva meglio alloggia, sono ben indicati e puoi anche campeggiare. Io ho campeggiato e mi sono cagato addosso dal freddo, soprattutto la prima notte. Ho davvero cannato sacco a pelo per questo viaggio, ma non è che posso sempre fare tutto al top.
Questo circuito è inaspettatamente impegnativo sul piano fisico, inaspettatamente poco trafficato rispetto ad altri trekking argentini, inaspettatamente deludente per quanto riguarda i panorami. Non a caso la Lonely Planet ne parla come di ‘uno degli scenari montani più belli di tutta l’Argetnina, se non il più bello’. Tutte cazzate per gringos, come al solito. Si cammina per il 90% del tempo sottobosco, i panorami aperti sono pochi e si raggiungono con sentieri aggiuntivi rispetto a quelli che vi portano ai rifugi. E’ un bel posto, indubbiamente, ma siamo in Patagonia, e qui non si viene per cercare bei posti. Si viene per cercare posti che incidono qualcosa di indelebile, da qualche parte. O per la Ass-off series®, si capisce.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!