Polvere, autostop, fiordi, trekking, ghiacciai e personaggi come sempre epici: di nuovo da solo a sudare sangue sulla impareggiabile Carretera Austral. Con un piacevole diversivo sul lato argentino.
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Almeno io non ne ho vista traccia qui a Puerto Cisnes, trafficato paesino adagiato su un fiordo scavato dal Pacifico.
Eppure la festa c’è, impostata forse in modo strano ai miei occhi, ma c’è.
Sono le 18, una barca trasborda una casa in legno dimensioni reali, arriva dal mare in lontananza. La famosa Minga, almeno così tutti la chiamano. Non ho capito se Minga è la casa o Minga è l’attività di spostare un casa. Ma che importa, quello che vogliamo è del pesce fritto. Una folla impaziente è in trepidante attesa di questa casa sulla riva mentre una banda attende sul suo palco-camioncino di poter dare il via alle danze. Droni aleggiano sulle nostre teste, dando al quadro una venatura surreale. Mi chiedo quando avremo il primo morto per ‘drone in testa’, perché è scontato che ci sarà (a meno che non ci sia già stato e io ne sia all’oscuro).
– Ma ‘sto pesce? Si può sapere come funziona?
– Adesso distribuiranno il pescato!
Così si vocifera. E invece no: quando la barca approda al molo, il complessino parte in quarta e la gente comincia a tirare una fune collegata alla casa, trascinandola per le vie del paese. Omini col megafono coordinano gli sforzi, danno indicazioni di sicurezza e scandiscono gli stop&go. A ogni fermata, si balla accompagnati dall’orchestra che francamente non ho capito come faccia a essere sempre al passo con la casa, ben cablata sul suo palco-camioncino. Dove cazzo si muove quel palco-camioncino visto che la via è intasata di gente? Questa Minga fa davvero rima con mistero.
– Amigo tirare alla fune una casa è davvero il top, ma ‘sto pesce fritto?
– Appena arrivano in piazza lo distribuiranno!
– Ma a che ora?
– Eh, non si sa, comunque tra poco!
Ma il mio bus è già lì che mi aspetta a motore acceso e c’è poco da fare se non salirci a stomaco brontolante mentre i festeggiamenti impazzano per la calle nell’infinita luce della sera australe. Di nuovo quella sensazione di doversene andare in pieno climax ascendente. Non so quante volte l’avrò provata in viaggio.
Ma bisogna sapersi accontentare, non capita mica tutti i giorni di vedere trascinare alla fune un’intera casa per le vie di un villaggio da una folla impazzita. Niente pesce fritto, ma è stata comunque una bella sagra del pesce fritto.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!