Oggi tocca all’altra porzione di Pirenei spagnoli, quella tagliata dall’Eje Pirenaico, la maestosa strada di montagna che da Biescas mi porterà a La Molina, stazione sciistica poco fuori Puigcerda (meta originaria, poi cassata perché costava un rene).
Mi sono detto:
‘stasera c’è la finale degli Europei… mi prendo un albergo con TV che non ho voglia di ammattirmi tra VPN e streaming da cellulare come al solito. Che poi vedo i gol con due minuti di ritardo dopo che me li spoilerano su Whatsapp. Ah, l’albergo deve avere il ristorante così arrivo dopo i miei 350 km, mi sdoccio, ceno, mi sbrago sul letto e non voglio sapere cazzi. Stasera relax!’
Ed eccolo qui l’albergo, su Booking, e sembra avere tutto.
E invece un cazzo, appena arrivo mi accorgo che c’è qualcosa che non quadra. L’albergo c’è, ma non presenta la minima traccia di vita umana. Per la reception bisogna telefonare, poi mi verrà comunicato un pass per entrare. Brutto segno. Non solo l’albergo è deserto, scopro con un certo orrore che tutta La Molina lo è. Non c’è nemmeno un ristorante per cenare, mi dice il tipo che dopo la mia chiamata si materializza sconsolato alla reception.
‘Non c’è nessuno. Per mangiare devi arrangiarti in un altro villaggio a venti minuti da qui. Col Covid non si lavora più niente.’
I miei piani vanno in vacca e tutto restituisce un retrogusto di Shining nemmeno troppo velato, perché l’albergo è immenso e pensarmi come l’unico stronzo che ha pensato di prenderci una camera… ammetto che qualche brivido me lo dà. Quasi quanto la camera in Camargue (di cui non ho parlato e di cui non mi sento ancora pronto a parlare), che sapeva tanto, troppo, di esorcismo andato storto.
Bellissima sgroppata quella di oggi: l’asfalto vellutato dell’Eje Pirenaico si srotola verso est senza arrampicarsi su chissà quanti colli come invece fanno gli stretti tornanti del versante francese. Attraversa valli e gole, ogni tanto svalica qualche colle, costeggia villaggi, ammica con deviazioni sterrate che ti portano vai a sapere dove. Col sole è una vera goduria. Gustosa la zona del Canyon de Aniscio, con medaglia al merito alla strada che corre parallela a quella a senso unico che passa dentro la gola.
Italia vs UK va avanti tra tra mille black out, perché nel mentre si scatena una rivoltura. E io bestemmio, perché vedo un rigore sì e uno no. Sbatte tutto e tira una tramontana spietata: non uscirei manco sotto tortura, mi dispiace solo per la moto lasciata in balia delle intemperie, ma sono sicuro che ce la farà come sempre. Poi l’Italia vince e io mi seppellisco sotto le coperte mentre fuori continuano a impazzare gli elementi.
Domani c’è l’ultima tratta fino a Barcellona e poi mi attende lui, il maldetto traghetto per Civitavecchia. Cercherò di allungare il brodo perché di infilarmi dentro Barcellona nell’ora di punta con una moto, vestito da moto, a 35 gradi… somiglia tanto all’inferno.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!