Una grande traversata in solitaria del Sud America: dall’Ecuador alla Patagonia cilena e argentina, passando per il Perù e chiudendo con due capatine in Brasile e Uruguay. Un viaggio per me memorabile.
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Una prima parte di giornata dedicata a ció che mi viene peggio: girare per una città. E non è andata manco troppo male: cartina alla mano ho camminato scoprendo le meraviglie coloniali della città di Cuenca. Chiese, strade, palazzi, musei. Esticazzi.
Perché è ora di ammetterlo: non me ne frega una mazza delle città coloniali degli spagnoli. Io me li inculerei gli spagnoli, per aver sfasciato non si sa quanti templi precolombiani infestando poi ogni angolo di terra conquistata con le loro chiese e cattedrali grondanti sangue. E tra l’altro, vista Trinidad a Cuba, tutto il resto non regge su quel versante.
Quindi, siccome trovare un conquistador da inculare non era facile li per li, verso le 12 sono scappato dal centro montando su un bus diretto verso un percorso naturalistico isolato da tutto e da tutti, dove ho incontrato solo i soliti cani ringhianti e qualche campesino intento a falciare qualcosa. Una manciata di que tal, qualche buenas tardes, il mio fido bastone scaccia cane e viene via tutto facile, senza mappe, senza bus, senza piazze, strade o quelle cazzo di chiese: solo pace, verde, sole, case di campagna e silenzio.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!
Come non essere d’accordo?
Sono due tipi diversi di conoscenza, e anche io preferisco dedicare più tempo a paesaggi e natura, in quei contesti.
Cuenca vale giusto quella mezza giornata scarsa.
Ma ti hai trovato un conquistador da inculare?