Una grande traversata in solitaria del Sud America: dall’Ecuador alla Patagonia cilena e argentina, passando per il Perù e chiudendo con due capatine in Brasile e Uruguay. Un viaggio per me memorabile.
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Una giornata intera dedicata allo sconfinamento dall’Ecuador al Perù, passando proprio per quella strada che secondo la francese puttana o tirchia (mi è stata suggerita anche questa ultima ipotesi) sarebbe stata la mia tomba (vedi puntata #10). Un massacro per le mie chiappe e per la mia schiena, ma con una combinazione di 12 ore bus + camioneta + colectivos + colectivos + moto taxi non è che mi aspettassi altro.
Chiusa la parte dedicata all’Ecuador, mi ritrovo di nuovo in terra peruviana dopo 8 anni, sebbene da tutt’altra parte e con tutt’altre intenzioni.
Due parole sull’Ecuador…ho deciso di vedere solo la parte dell’altipiano perché: le Galapagos erano fuori budget, l’Amazzonia l’ho già visitata in Bolivia e le proposte di Banos in merito mi sono parse davvero troppo turistiche (ti pitturano la faccia coi loro simboli! – no gracias) e il mare ce l’ho più bello nel cortile di casa.
Detto questo: è un gioiellino, facile da girare, grande varietà in un territorio molto contenuto (altipiano, costa, selva e isole), ottimi trasporti, forte presenza indio, sostanzialmente sicuro (cani a parte – vedi puntata #5,6,11). Un po’ caro dopo la dollarizzazione (USD è moneta corrente, poveri loro) ma ancora backpackerabile con dignità con un classicissimo 50 USD/giorno di media in camera singola con bagno a volte condiviso. Mangiando sempre per strada o in locali per autoctoni e dormendo in camerata si può stare anche sui 30 USD, ma non fa per me, se voglio tribolare sto in ufficio a armeggiare coi cinesi.
Direi che per qualcuno con pochi giorni a disposizione é davvero l’ideale per vedere un po’ di tutto in poco.
E gli ecuadoriani? Un episodio su tutti: il tizio che viaggiava con la figlia nella mia stessa concatenazione di mezzi per lo sconfinamento, dopo 12 ore di buche e relativi sussulti non ha esitato a cercarmi un ostello a Jaen su mie precise specifiche (cioè quasi gratis), accompagnandomici a sue spese con il solito moto taxi (no, non ha crestato, i prezzi erano esposti, mica siamo a Cuba). Tutto di sua sponte, ci mancherebbe. Vorrei vedere in Italia… con l’aria che tira…
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!