Una grande traversata in solitaria del Sud America: dall’Ecuador alla Patagonia cilena e argentina, passando per il Perù e chiudendo con due capatine in Brasile e Uruguay. Un viaggio per me memorabile.
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La giornata è simile, troppo, a quella di ieri, divisa tra spostamento a Trujillo, rovine di Chan Chan e playa al tramonto. Quindi parlerei di altro, e cioè dell’importanza capitale di avere nel vostro zaino o nel vostro tablet uno strumento formidabile: una guida Lonely Planet.
Ecco come usarla: fate il contrario di ciò che dice. Nomina un ristorante? Statene alla larga. Decanta doti di un ostello? Saranno tutti li a fare la fila, cercate altrove. Si lancia nella famigerata locuzione ‘merita comunque una visita’? Caporetto assicurato.
Le Lonely Planet sono americane, scritte per americani, col loro gergo e il loro stile assomigliano sempre di più a uno spot pubblicitario e sempre meno a una descrizione oggettiva di ció che troverete. Cercano di suggestionare invece che informare, col risultato che ci ritroviamo tutti impantanati in un gringo trail, tutti diligentemente allineati nei luoghi, tempi e modi. E temo anche nella percezione dell’esperienza in sé: tenderemo ad essere suggestionati.
Personalmente credo che la maggior risorsa in viaggio siano i resoconti degli altri viaggiatori, ma se parliamo di guide la mia ricetta suona più o meno così: Rough Guide per l’oggettività e lo stile neutro, Routard per le chicche cosiddette off the beaten path e per soluzioni low budget/eco friendly (tre inglesismi in una frase, lo so é irritante), e a coronamento una bella Lonely Planet per essere quasi certi di cosa lasciar perdere.
Quindi mi raccomando: mai in viaggio senza Lonely Planet!
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!
Non le amo molto nemmeno io…