Una grande traversata in solitaria del Sud America: dall’Ecuador alla Patagonia cilena e argentina, passando per il Perù e chiudendo con due capatine in Brasile e Uruguay. Un viaggio per me memorabile.
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Cerco di dribblare i dormitori, soprattutto quando sono celle da 5mq senza finestre che ospitano 4 letti. Senza supporti per appoggiare alcunché, generalmente sporchi e polverosi, rumorosi, ricchi di afrori più o meno esotici: nessuno dei cinque sensi di solito ne esce illeso.
Ma c’è un lato positivo, almeno uno ce n’è: si socializza per forza di cose.
E così tra una corsa in bici nel deserto di Atacama e un tour astronomico, sempre qui a San Pedro, si incontra gente che viaggia. Tipo Juan, argentino di origini naturalmente italiane, specializzato nel prenotare su Booking.com salvo poi non presentarsi (i suoi metodi per non incorrere nelle penali non mi convincono granchè a dirla tutta). Oppure quell’inglese imberbe che viaggia da un anno zigzagando alla cazzo di cane per il continente. Mi fa quasi tenerezza quando si ostina a parlare spagnolo col suo accento di Nottingham e mi fa quasi incazzare quando si cucina la pasta in quel modo agghiacciante. Sei inglese, lascia stare la pasta.
Sto pennellando per eccesso, ma se vi raccontassi di quanto sia estraniante girare per due giorni per il deserto più arido del mondo in bici, o di quanto la volta celeste australe sia vivida nei cieli vitrei di San Pedro, vi annoiereste subito. E altrettanto subito i miei sponsor mi taglierebbero i fondi. Quindi faccio come Abraham Simpson: vi intrattengono con storielle inconcludenti.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!