Una grande traversata in solitaria del Sud America: dall’Ecuador alla Patagonia cilena e argentina, passando per il Perù e chiudendo con due capatine in Brasile e Uruguay. Un viaggio per me memorabile.
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Credo che più di un cartografo sia andato fuori di testa cercando di mappare Valparaiso: un inestricabile groviglio di strade e stradine, balconate panoramiche e scalinate, trapuntato da case pitturate con colori sgargianti e antichi ascensori in legno. Tutto quello che vedi a Valparaiso sembra pronto a contendersi il suo spazio vitale, tra quei 45 colli che sovrastano il porto bagnato dal Pacifico.
A volte questa contesa sa di patto tra gentiluomini, altre pare quasi un assalto all’arma bianca, come quando una scalinata grafitata si insinua dove non ti immaginavi, collegando con un guizzo creativo una calle a una piazza, o una balconata a un ascensore dei primi del ‘900.
In questa città pare viga una regola: tutto può essere e deve essere fregiato di un grafito. Gradini, palazzi, muri e mura. Tutto. E che grafiti ragazzi, non parlo di ‘Juve merda’ o ‘W la figa’.
Che vi devo dire: questa è una città che dovreste vedere. Anche il buon Pablo Neruda se ne invaghì e ci visse a lungo. A proposito, la sua casa ora è un museo, ma io naturalmente nonostante la mappa ho mancato di trovarlo.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!