Una grande traversata in solitaria del Sud America: dall’Ecuador alla Patagonia cilena e argentina, passando per il Perù e chiudendo con due capatine in Brasile e Uruguay. Un viaggio per me memorabile.
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Qui a Pucon, nel cuore della Regione dei Laghi, ho testato due elementi strutturali fondamentali per la Patagonia, che si preannuncia molto provante sotto tutti i profili: piernas (gambe) y dedo (dito, cioè capacità da autostoppista).
Dedo
Risultato incoraggiante per l’autostop, con 54km coperti in poco più di un’ora grazie a una facile combo di due passaggi, corredati dei soliti bottoni che colorano l’esperienza. Forse essere stato ingessato col pollice alto per un mese nel 2012 è servito a esaltarne la plasticità e quindi l’efficacia. Mi consulterò col mio ortopedico.
Piernas
Le gambe? Sfumata miseramente l’ascesa del vulcano Villarica causa maltempo, ho ripiegato su due parchi nazionali, uno dei quali inaspettatamente impegnativo coi sui 21 km a forte pendenza (che per me sono diventati 24 visto che naturalmente mi sono perso). Ho retto bene, con tempi eroici in ascesa, ma al ritorno il patatrak: due ore senza posto a sedere in un bus imbottigliato nel traffico sotto il diluvio, con musica disco latina a bomba (vedi giorno #14) hanno ridotto al lumicino la mia mobilità articolare inferiore. Anche la bottiglia di vino che mi sono regalato a corollario della generosa porzione di agnello asado deve aver fatto la sua parte, a dirla tutta. Ma la sorpresa è arrivata il giorno dopo: nonostante il duro trek, il ritorno agghiacciante in bus, nonostante i deliziosi 750ml di cabernet sauvignon a 13.5 gradi, mi sono svegliato (quasi) come nuovo dopo sei ore di sonno.
In definitiva: in gamba col pollice alto, pollice alto per le gambe. Lo trovo a suo modo curiosamente ilare.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!