Una grande traversata in solitaria del Sud America: dall’Ecuador alla Patagonia cilena e argentina, passando per il Perù e chiudendo con due capatine in Brasile e Uruguay. Un viaggio per me memorabile.
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Fuggire da Villa Cerro Castello, dicevo. La situazione è bene o male la seguente: i bus passano solo la mattina. E questo è un fatto. Poi se ci si addentra nella questione del quando, le opinioni in paese iniziano a divergere. Chi dice alle 10, chi alle 11.30, chi alle 13, chi sospira un ‘non si può sapere’.
Il surreale arriva quando si affronta la fondamentale questione del dove: e qui il tutto diventa semplicemente inaffrontabile. Perché io posso pure aspettare 12 ore a una fermata, a patto che esista una fermata. Cosa che qui a Villa Cerro Castillo (ormai rinominata Villa Cerro Castigo) sembra una cosa fuori da ogni canone. Chi dice qui, chi dice lì, chi dice lungo la Carretera Austral, chi dice all’incrocio…e non ho ancora aggiunto la ciliegina sulla torta: non si sa se avranno posti, e naturalmente non si può prenotare. Vigerebbe, pertanto, la regola del chi prima arriva bene alloggia…ma…arriva dove?
Immaginativi dunque un bus che si affaccia al vostro orizzonte sensoriale annunciato dal rombo dei suoi motori. Immaginate poi una masnada di mochilleros (viaggiatori con zaino in spalla) drizzare le antenne e cercare di indovinare dove questo cazzo di bus si andrà a fermare…e spostarsi istericamente di conseguenza. Anche alcuni autostoppisti a quel punto tenteranno il colpaccio, cedendo alla tentazione di una corsa in autobus. E in questa Babele…assetata di mobilità e incattivita dalla lotta per un posto…chi era primo nella fila? Ma soprattutto: quale fila? Ho reso l’idea?
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!