Una grande traversata in solitaria del Sud America: dall’Ecuador alla Patagonia cilena e argentina, passando per il Perù e chiudendo con due capatine in Brasile e Uruguay. Un viaggio per me memorabile.
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Se venite in Ecuador non mancate di misurarvi col cosiddetto Quilotoa Loop, una strada ad anello sperduta tra le Ande. Che ha di così imperdibile? Che deviando da essa è possibile passare da un villaggio all’altro tramite trekking (per i puristi hike) autoguidati, ausiliati dalle sole merdosissime mappe fornite dagli ostelli da cui impavidamente partite. Un’immensa laguna a 4.000 metri, valli verdeggianti, fiumi, aridi canyon: i paesaggi strameritano la sfacchinata.
Il primo hike, tra Quilotoa e Chugchilan (12 km dati in 4/5 ore), è stato spaccagambe e spigoloso, non tanto perché mi sono perso nel nulla sotto un sole cocente e in assoluta solitudine, quanto perché sono stato attaccato da due cani selvatici intenti a difendere il territorio. La tecnica ‘fingi di lanciare un sasso’, unita alla prescrizione di indietreggiare SENZA DARE MAI LE SPALLE alla bestia che vi minaccia per quanto le vostre mutande stiano diventando pesanti, mi ha salvato.
Col fisico corroborato dall’adrenalina e l’ego compiaciuto del mio sangue freddo, ho addirittura ritrovato la strada, che in circa 4 ore tra sterrati, valli e canyon mi ha portato a Chugchilan. Qui, esausto, sono crollato sul mio giaciglio dopo aver bevuto e mangiato come un porco, socializzato e scambiato qualche mappa con altri escursionisti che procedevano in senso inverso.
Prima di arrivare ho incontrato due ragazze belghe, con a rimorchio i rispettivi enormi zainoni, che vaneggiavano con una certa convinzione di campeggiare non si sa dove tra i due villaggi. Chiedevano consiglio a me, capirai. Di loro non si è saputo più nulla, ma se devo pensarle decedute tra quelle montagne, mi piace figurarmi che la morte le abbia colte avvinghiate come bisce, perché una sfoggiava seni generosi (invero non esenti da smagliature), mentre l’altra un visino pulito e un promettente piercing alla lingua.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!