Una grande traversata in solitaria del Sud America: dall’Ecuador alla Patagonia cilena e argentina, passando per il Perù e chiudendo con due capatine in Brasile e Uruguay. Un viaggio per me memorabile.
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Macchinazione mentale lesbo a parte, il pensiero che dominava l’orizzonte del mio campo di consapevolezza mattutino e mattiniero era: ‘mi perderò’. Subito seguito da ‘i cani banchetteranno con le mie carni’.
A nulla sono valse le baldanzose rassicurazioni di Josè, il proprietario dell’ostello, che mi ha fornito orgoglioso la sua pessima mappa: se non fosse stato per la cartina dettagliata datami in lascito da un danese, sarei ancora a vagare per quelle montagne cercando il percorso per Isinliví (tragitto dato in 6 ore).
Ma che meraviglia affrontare questa tratta in solitudine totale, scendendo in una valle verdissima per seguire un fiume, passare un ponte sospeso, stravaccare al sole. Tutto perfetto. Troppo.
Infatti passato il ponte (un tronco), e proseguendo per una piccola foresta di eucalipti, ecco che la mappa di Josè si rivela per ciò che sapevo essere: una inutile ciofeca. Sia benedetta la Danimarca, i suoi abitanti e le loro mappe.
Il peggio arriva dopo che ritrovo la via, quando sono costretto a passare in una gola dominata dall’alto da cani che mi urlano contro: sasso nella mano destra, bastone nella sinistra, avanzo camminando all’indietro. E si scatena l’inferno, con quattro maledettissime bestiacce molto più agguerrite di quelle di ieri, che forti della superiorità numerica cercano di chiudermi in un cerchio. Ma io ho il know how e riproducono la strategia vincente di ieri: fronteggiarli agitando sasso e bastone per mandare a vuoto i loro attacchi alle caviglie e soprattutto il loro tentativo di accerchiamento (che sarebbe stato il peggior scenario).
Ma stavolta non desistono, al che tento con una tecnica che i ranger predicano in USA e Canada in caso di face to face con gli orsi: mi apro il fido pile del Decathlon per sembrare più grosso e intimorirli. E porca troia funziona! 36 euro di pile ben spesi a questo punto. Siano benedetti gli USA, il Canada, i rispettivi ranger e le loro tecniche contro gli orsi. E pure i francesi, che hanno inventato il Decathlon.
Superata questa crisi, è stato tutto un godimento: ho conosciuto Laura, la nonnina andina di 85 anni che tirava in salita come un mulo (l’ho sedotta con acqua e biscotti), sono stato risucchiato in una surreale festa paesana pomeridiana dove mi hanno fatto ballare e bere mio malgrado, ho gozzovigliato sguazzando nella luce del tramonto in mezzo a americani, slovacchi e olandesi.
Si stava da dio, davvero, fino a quando non mi è balzata in testa una delle mie idee del cazzo…
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!