Una grande traversata in solitaria del Sud America: dall’Ecuador alla Patagonia cilena e argentina, passando per il Perù e chiudendo con due capatine in Brasile e Uruguay. Un viaggio per me memorabile.
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Avevo partecipato con profitto alla mia prima Coppa Cobram andina nel 2007 in Bolivia, lungo la famigerata Carretera de la muerte che dai 4.400 metri di La Paz piomba brutalmente ai 1.650 metri di Coroico in una centrifuga di ribaltamenti climatici. Nonostante fosse quasi tutta discesa (a parte il primo tratto piuttosto duro), fu un bagno di sangue di 5 ore tra nebbie, pioggerelle montane, acquazzoni subtropicali e gente che rovinava sul terreno sconnesso.
E allora niente di meglio che battezzare il nuovo anno con la tratta Banos-Puyo (61 km) in cavalcata solitaria, ho pensato. Tanto ‘è quasi tutta discesa e si può prendere un autobus in qualsiasi punto per farsi riportare alla partenza’. Così si andava favellando per le vie di Banos, tra gli affittabici. Vili menzogne: dei 61 km solo i primi 18 di sono rivelati discesa, cioè fino al Pailon del Diablo, una poderosa cascata sotto la quale mi sono mollato completamente e con un certo gusto. Da lì in poi un susseguirsi di saliscendi tritagambe ben oltre la mia ragionevole portata (credo che dalla prima Coppa Cobram avrò inforcato una bici 3 volte in croce).
Dal km 40 si sono susseguite: pioggerella mista a schiarite, pioggerella mista a pioggia, pioggia mista a più pioggia, acquazzone subtropicale.
Alle porte di Puyo mi sono fermato, fradicio, per aspettare un bus che è passato solo un’ora dopo e col quale sono rimasto intrappolato nel traffico per 3 ore e mezza, sempre fradicio.
A quel punto erano ormai le 21.30 quando il maledetto bus approdava alla stazione di Banos e veniva assaltato da un’orda di zombie imbestialiti (i passeggeri della tratta successiva che attendevano da due ore e mezza). Applicando le tecniche apprese dai grandi classici di George A. Romero, mi sono fatto strada tra le creature (ho tirato fuori una ragazza da quell’orgia di corpi tirandola per un braccio, per farvi capire la portata dell’assalto al mezzo), per poi riconsegnare la bici e concedermi una cena in abito sportivo (sempre fradicio).
Un inizio d’anno tonico.
PS
Giusto per completezza sintetizzo l’ultimo dell’anno a Banos con queste poche parole: gente, strada, pupazzi in fiamme, gente che salta pupazzi in fiamme, fuochi, ragazzi vestiti da troioni, strada smarrita (e quando mai), stordimento a diversi livelli. L’ideale alla vigilia di una Coppa Cobram insomma.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!