Lasciata la progressista Fagagna (vedi puntata precedente) puntiamo dritti verso il Veneto: destinazione altopiano di Asiago. Qui ci accorgiamo di due cose:
- l’altopiano merita
- la gente ci guida davvero a cazzo di cane
Ok in Veneto si beve, ma possibile siano tutti sbronzi alla guida di sabato pomeriggio?
Sembra di sì.
Un po’ sbronzo forse lo è pure Struso, che si dimentica la fascia da moto a pranzo e se ne accorge quando ormai siamo a 40 km di distanza. Insiste per andarla a recuperare, io lo abbandono al suo destino ramingo e mi dileguo per le campagne convergendo sulla nostra stamberga a Chiuppalo, che sarà teatro della nostra ultima notte.
La mattina ci svegliamo e circa 6 ore dopo siamo a casa. Niente autostrada, o quasi. La sera accendo la TV e mi accorgo che c’è stato un nubifragio/diluvio da Vecchio Testamento proprio nelle zone in cui siamo passati felici e beati poche ore prima. Roba da acqua fino al collo, venti a 120 km/h e tutte quelle brutte cose lì che non vorresti mai in macchina, figuriamoci in moto.
E niente, dopo 17 giorni e 4500 km in cui abbiamo preso giusto due gocce, posso scriverlo a lettere cubitali:
STAVOLTA COL METEO CI E’ ANDATA VERAMENTE DI CULO
‘Non può piovere per sempre’ diceva quello lì, io dico che non può essere sempre una disfatta sarda come quella di novembre.
Alla prossima.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!