Kirghizistan 2022 – Giorno #2 – Reclutamento per Son Kol

Muoversi in Kirghizistan è relativamente facile, bisogna però sapere accettare il fatto che non si sa né quando si parte, né quando si arriva.

Le Mashrutka, i piccoli bus scalcinati, non si capisce nemmeno dove si fermino, di solito basta sventolare a bordo strada e accostano. Sono economicissimi e lentissimi. Hanno un problema: li vedi arrivare e non sai mai dove cazzo portino perché è scritto tutto in cirillico.

L’alternativa più comune, soprattutto per le corse extraurbane, è il taxi condiviso. Più veloce e più costoso ma con una particolarità che lo rende spinoso: parte solo quando è pieno.

E infatti sono le 7 di mattina quando il tipo alla disorganizzatissima stazione ovest di Bishkenk cerca di farmi capire a gesti che partiremo approssimativamente entro 40 minuti perché mancano ancora tre passeggeri per fare il pieno.

Passa un’ora e alla fine puntiamo a tutto gas verso Kochcor, da cui vorrei tanto organizzare la spedizione di tre giorni verso il lago di Son Kol, uno sconfinato ‘mare’ altiplanico ben piazzato sopra i 3000 metri. Corre come un matto il tipo, ma io che ho giricchiato per Centro e Sud America so cosa devo fare in questi casi: metto musica e non guardo MAI davanti.

L’arrivo a Kochcor è di quelli arcigni: 30 gradi abbondanti, polvere, sole a picco, cirillico. Tutti mi vogliono appioppare una corsa in taxi verso qualche località impronunciabile, ma a me servono solo solide informazioni logistiche e un tetto per la notte. Trovo tutto presso un cubicolo di legno che funge da agenzia del turismo e capisco che se non recluto altri disperati con cui dividere le spese per il trasporto fino a Kyzart e quelle di ritorno dal lago sono rovinato.

Ci bevo sopra una birretta insipida, ripasso davanti all’agenzia e miracolo: sbuca fuori una berlinese, Stella, che vuole fare proprio quello che voglio fare io. La spesa inizia a essere sostenibile. Passa un’altra oretta e saltano fuori un’altra berlinese (Teresa, di madre italiana di San Giovanni in Persiceto) e un norvegese formato compatto, tale Rasmus.

Ottimo, abili arruolati. Da un rapido consulto risulta evidente la solita, dolorosa, duplice evidenza: sono quello che viaggia per meno tempo (3 mesi Stella, 1 anno gli altri due) e sono di gran lunga il più vecchio.

Ma non mi abbatto: nei prossimi giorni vedremo se sono ancora la solita vecchia capra scarpinatrice o se sarà il caso di appendere gli scarponi al chiodo e bruciare il passaporto per lasciare spazio ai giovani europei che si prendono – bravi loro – un sabbatico dietro l’altro e/o si licenziano senza troppi patemi per girovagare zaino in spalla a tempo indeterminato.

Non mollate mai amici e amiche: come avete capito prima e meglio di me, lavorare 8 ore al giorno per 40 anni filati fa schifo, e finché si può è doveroso starne alla larga.

Kirghizistan 2022 - Giorno #2 - Reclutamento per Son Kol

Daniele ERMES Galassi

Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!

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