Trekking Sibillini: Castelluccio, Redentore, Laghi di Pilato. Itinerario ad anello tra creste, vette e laghi

Nel cuore del parco dei Sibillini, un trekking magnifico tra creste, vette e laghi montani. 21km impegnativi ma estremamente gratificanti, che toccano quota 2448 metri e regalano passo dopo passo vedute privilegiate su uno dei posti più pittoreschi d’Europa: la piana di Castelluccio di Norcia.

 

Trekking Sibillini: Castelluccio, Redentore, Laghi di Pilato. Itinerario ad anello tra creste, vette e laghi

Trekking Sibillini: Castelluccio, Redentore, Laghi di Pilato. Itinerario ad anello tra creste, vette e laghi

ITINERARIO: INTRODUZIONE E MAPPA

Tra i tanti itinerari escursionistici dei Sibillini percorsi negli ultimi anni, questo è forse il mio preferito. Non esattamente per tutti: si parla di trekking da 21 km con circa 1200 metri di dislivello iniziale, passaggi in cresta, discese su terreni instabili e saliscendi impegnativi su fondo spesso sconnesso. Un’escursione da 8-11 ore a seconda del passo e delle pause, da affrontare quando le giornate sono ancora lunghe.

L’anello prevede:
Castelluccio di Norcia – Capanna Ghezzi – Forca Viola – Cima dell’Osservatorio – Cima Redentore – Cima del Lago – Punta Prato Pulito – Rifugio Zilioli – Laghi di Pilato – Forca Viola – Capanna Ghezzi – Castelluccio

Itinerario ad anello Castelluccio - Forca Viola - Redentore - Laghi di Pilato - Castelluccio

ITINERARIO: CARATTERISTICHE E CURIOSITA’

Tipo: ad anello (o quasi)
Partenza/Arrivo: Castelluccio di Norcia (PG)
Lunghezza: 21 km
Tempo di percorrenza: 8-11 ore a seconda del passo e delle pause
Altezza massima: 2448 (Cima Redentore)
Impegno fisico richiesto: molto elevato
Difficoltà tecnica: EE
Difficoltà particolari: niente ombra, un solo punto di approvvigionamento idrico dopo circa 13km (non garantito!), forti dislivelli, creste, fondi a tratti sconnessi
Periodo migliore: primavera e estate durante la fioritura di Castelluccio

Ecco perché questo è uno dei miei itinerari preferiti:

  1. Combina creste, vette e i famosi Laghi di Pilato
  2. Per gran parte del percorso si può ammirare la piana di Castelluccio di Norcia dall’alto: è una veduta privilegiata su un ambiente assolutamente unico già di suo, se avrete l’accortezza di andarci durante la fioritura, vi ritroverete a sudare dentro un immenso quadro multicolore
  3. Non c’è quasi modo di perdersi
  4. I panorami sono entusiasmanti praticamente lungo tutto il percorso
  5. Il percorso a ferro di cavallo vi permette di guardarvi indietro e dire: ‘cristo, guarda dove stavamo camminando poco fa!’. Entrare nella valle dei laghi di Pilato e vedere alla vostra sinistra le creste del Redentore su cui avete scarpinato come capre poco prima fa un certo effetto

E prima di entrare nel vivo ecco qualche curiosità:

  1. Cima del Redentore (2448 m) è la vetta più alta dell’Umbria; il monte Vettore (Marche, raggiungibile con una deviazione dal percorso) è invece il più alto di tutti i Sibillini (2476 m)
  2. I Laghi di Pilato sono gli unici laghi non artificiali delle Marche
  3. Solo nel Laghi di Pilato prospera il Chirocefalo del Marchesoni, un minuscolo crostaceo rosso e senza carapace
  4. La piana di Castelluccio e il Vettore compaiono nel film Serafino (Pietro Germi, 1968), interpretato da un giovane Adriano Celentano che si cimenta in un poco credibile pseudo romanesco
  5. La fioritura di Castelluccio di Norcia è una delle più rinomate e richiama ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo tra giugno e luglio. Si parla solitamente di fioritura della lenticchia, ma a diversi colori corrispondono diverse specie come fiordaliso, margherite, papaveri. Sfortunatamente, recentemente la piana che ospita la fioritura si affolla di idioti che ignorano bellamente i divieti di accesso ai campi pur di farsi foto, filmini e bucolici pic-nic in mezzo ai fiori, mettendo in pericolo il raccolto della lenticchia. Ne ho parlato nell’articolo Fioritura di Castelluccio: quando sei un idiota e vuoi una foto che lo dimostri

COME RAGGIUNGERE CASTELLUCCIO DI NORCIA

Quella che era una domanda con una risposta semplice, dopo il sisma 2016 è diventata un rebus: come raggiungere Castelluccio di Norcia? Le vie d’accesso sono quattro:

  • da Visso (Marche)
  • da Arquata/Forca di Presta (Marche)
  • dalla Salaria/Forca Canepine (Marche)
  • da Norcia (Umbria)

In seguito ai gravissimi danni del terremoto 2016 la viabilità è stata per lungo tempo in crisi. Da bollino nero come la pece siamo passati gradualmente a un rosso per poi approdare a un più rassicurante giallo. Ad oggi (estate 2018) gli accessi da Norcia e da Arquata/Forca di Presta sono stati ripristinati pienamente sebbene si proceda a sensi alternati su diversi tratti. L’accesso da Salaria/Forca Canepine è soggetto a orari, mentre rimane fortemente penalizzato il versante ovest marchigiano (strada da Visso), aperta solo nei week end a corsie alterne.

Niente ansie quindi, in un modo o nell’altro da queste parti ci arrivate e i lavori sembrano procedere. Per informazioni aggiornate su come raggiungere Castelluccio vi rimando a questa pagina.

 

 

ITINERARIO TAPPA PER TAPPA

Premessa: le distanze e i dislivelli riportati sono da considerarsi indicativi, sebbene si avvicinino di molto alla realtà. Non mi arrischio a dare i tempi di percorrenza tratta per tratta, ma la durata complessiva di 8-11 ore è più che verosimile. Naturalmente dipenderà tutto dal vostro passo e dalle pause. Di una cosa sono sicuro: questo percorso è per gente allenata e in buona forma fisica. Se cercate la sgambata della domenica che serva da pretesto per un’abbuffata al ristorante, ripiegate su qualcos’altro di meno impegnativo.

#1 Castelluccio – Capanna Ghezzi (3 km, dislivello +238m)

Seguite la sterrata per Capanna Ghezzi, prima di iniziare i tornanti per la piazza di Castelluccio la trovate segnalata sulla destra venendo dalla piana grande. Potete guidare fino a dei capanni che servono da stoccaggio materiale post sisma. Parcheggiate. Da qui cominciate a salire verso Capanna Ghezzi, tutto segnalato. Vedete di iniziare presto.

Fate il pieno d’acqua prima di mettervi in marcia, non ne troverete più fino ai Laghi di Pilato perché adesso (luglio 2018) la trocca di capanna Ghezzi è a secco. Immagino per i danni del terremoto. Se siete in primavera o inizio estate sarete circondati da fiori e verde, in agosto e settembre aspettatevi un ambiente brullo bruciato da sole.
Alternativa: parcheggiate in zona Fonte S. Lorenzo (nella zona cerchiata in rosso in alto a sx in cartina) e tagliate in salita per il bosco: risparmierete un paio di km. E poco non è! In questo caso il percorso si riduce a 17km in totale (scorciatoia segnata in giallo). Potreste investire questo tesoretto di energie e tempo per la conquista della vetta del monte Vettore (raggiungibile con una deviazione relativamente contenuta, vedi parte #5)

#2 Capanna Ghezzi – Forca Viola (2.4 km, dislivello +364 m)

Si continua a salire, seguendo il sentiero ben visibile. Castelluccio e la piana sono ora alla vostra destra e ci rimarranno per ore. Sulla vostra sinistra le pareti del monte Argentella. Non c’è ombra, il sole avrà da dire la sua. Al primo crocevia che incontrate tenete la destra e continuate a salire fino a un altro bivio: Forca Viola. Da questa sella riconoscibilissima potete scegliere se:

  • andare prima ai laghi (sentiero che scende a sinistra) e poi risalire fino alle vette
  • andare prima alle vette (sentiero che sale sulla destra) e successivamente scendere ai laghi. Ad ogni modo a Forca Viola ritornerete.

Noi saliamo prima alle vette. E sarà abbastanza lunga e tosta.

#3 Forca Viola – Cima dell’Osservatorio – Cima del Redentore (2.7 km, dislivello +511 m)

Ancora dislivello, ancora la sterminata piana di Castelluccio alla vostra destra. Se dovesse essere in fioritura, avrete davvero fatto bingo. Resistete alla tentazione di fare 600 foto tutte uguali e continuate a salire. Quanto a lui, il povero Castelluccio, ve lo ritroverete continuamente al vostro fianco ridotto a un cumulo di cenere su una collina. Non pensateci troppo, che il cuore vi serve intero e ben funzionante perché la faccenda è ancora molto, molto lunga. E impegnativa.

La salita a mezzacosta si trasforma in camminata in cresta (mai troppo stretta), con una pendenza molto marcata su certi passaggi. Scegliete bene dove passare. Il panorama in cresta è eccezionale: Marche a sinistra, Umbria a destra. Con ogni probabilità la faccenda si farà più ventosa. Si passa per Cima dell’Osservatorio (2350) e si arriva a Cima del Redentore a 2448 metri slm: alla vostra sinistra potrete continuare per un’ulteriore breve cresta che porta a Pizzo Diavolo (2410 m). Molto più stretta e insidiosa, sconsiglio in caso di vertigini, scarpe con poco grip o forte vento. Ad ogni modo quella di Pizzo Diavolo è una cresta cieca: da lì non andate da nessun’altra parte, dovete tornare a Cima del Redentore.

#4 Cima Redentore – Cima Lago – Punta Prato Pulito – Rifugio Zilioli (2.1 km, saliscendi con dislivello netto -200 m)

Camminata in cresta veramente eccezionale, con la piana sulla destra e la valle dei Laghi di Pilato sotto di voi sulla sinistra, perfettamente visibili dai 2422 m di Cima del Lago (se non sono a secco, si intende). La cosa incredibile è che passo dopo passo si cammina seguendo delle fenditure e gradoni creati dal sisma del 2016. Orgasmi a palate per i geologi.

Il dislivello è contenuto, si fa un po’ su e giù, la parte maledetta è la discesa più o meno in cresta che da Punta Prato Pulito (2373 m) arriva al rifugio Zilioli. Qui cominciano i casini: bisogna scegliere con attenzione dove passare, perché sebbene la direzione sia inequivocabile, il sentiero migliore non è sempre così evidente.

La discesa in sé è spinosa, a forte pendenza su fondo molto scivoloso: niente di tecnico, semplicemente vi toccherà usare ogni tanto le mani e forse appoggiare le chiappe a terra. Sempre meglio che spaccarsi l’osso del collo, scenario che francamente non mi pare poi così remoto, anche perché a questo punto avrete fatto circa 11km quasi tutti in salita e dovreste iniziare a essere un po’ stanchi.

#5 Rifugio Zilioli – Laghi di Pilato (1.3 km, dislivello -275m)

Da quel che resta del rifugio Zilioli (non esattamente entusiasmante neanche prima del terremoto) si scende nella vallata che porta ai Laghi di Pilato. Cautela al passaggio denominato Roccette: essendo morto un escursionista esattamente il giorno prima, al nostro passaggio un segnale sbarrava la via ritenuta troppo pericolosa. Non contateci troppo però, i cartelli da queste parti durano poco a causa delle condizioni climatiche poco accomodanti. Ad ogni modo bisogna cercare di imboccare il giusto sentiero o si finisce in un canalone scivoloso in cui se cadi non la racconti. Il trucchetto è aspettare di vedere qualcuno che salga in senso inverso e scendere per quel percorso.

Arrivate ai laghi e godetevi un po’ l’ambiente, magari buttate un occhio per vedere se c’è l’endemicissimo Chirocefalo del Marchesoni. Se siete in maggio/giugno potreste trovare ancora neve e i laghi potrebbero avere le sembianze di una laguna glaciale. Tanto di guadagnato. Proseguendo la discesa forse troverete qua e là acqua che zampilla da sottoterra: riempite le borracce perché non troverete più nulla fino a Castelluccio. Ho usato il ‘forse’ perché da quel che ho capito non c’è certezza che queste acque sgorghino fuori in ogni stagione.
NOTA: Dallo Zilioli prima di scendere si può salire alla cima del Vettore (ascensione + 45 minuti, discesa +30 minuti)

#6 Laghi di Pilato – Forca Viola (4km, saliscendi impegnativo con dislivello netto +75 m)

Si torna indietro verso il raccordo del circuito ad anello, la sella di Forca Viola, ma naturalmente dall’altro versante. Superato il secondo lago, sulla sinistra dopo circa 1 km troverete un sentiero ben visibile a mezzacosta: è il vostro obiettivo. La prima parte è piuttosto sconnessa, procedendo migliora. Nonostante il dislivello complessivo netto sia contenuto (trattasi di un saliscendi) la parte finale è a pendenza killer. Godetevi il panorama, stramerita. Dai che fatta questa siete a cavallo. O meglio in sella.

#7 Forca Viola – Capanna Ghezzi – Castelluccio (5.4 km tutta discesa)

Il peggio (o il meglio a seconda dei punti di vista) è alle spalle, ora dovete rifare in discesa quando avete fatto prima in salita. La luce obliqua del tramonto darà qualche pennellata in più al quadro dell’andata. In un’ora e mezzo dovreste farcela anche se siete per le pezze.

Bene, riprendete possesso del vostro mezzo e prima di andarvene fate un salto nella piazzetta di Castelluccio. Il paesello non c’è più, è tutta zona rossa, ma voi una botta all’economia datela lo stesso fermandovi a qualche baracchino o a uno dei ristoranti che stanno riaprendo qua e là. Che tanto ve lo assicuro, dopo questa sarete stanchi morti.

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RISORSE UTILI E COLLEGAMENTI ESTERNI

Sito ufficiale Parco dei Sibillini
Portale Castelluccio di Norcia
Informazioni sulla viabilità

 

 

©2018 Daniele Galassi
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Daniele ERMES Galassi

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