L’hanno riaperto da pochissimo, andava subito messo in programma. Il Percorso E11 è un anello di 15 km con oltre 1000 metri di dislivello reso particolarmente ostico dalla combinazione di pendenza a tratti killer e segnalazione da galera. Fauna, boschi, creste e vedute di Castelluccio: faticoso, panoramico e incredibilmente tranquillo, ma usate la traccia gpx!
Sommario
Percorso in pillole
Classificazione: EE
Difficoltà: impegnativo
Lunghezza a/r: 15 km
Tipo percorso: anello
Dislivello complessivo: + 1090 mt / – 1090 mt
Altitudine max: 1845 mt
Altitudine min: 761 mt
Traccia gpx
La traccia gpx può essere scaricata da questo link
Due parole introduttive
Si tratta di un impegnativo percorso ad anello solo recentemente riaperto. In pratica non ci va nessuno da anni e si vede. La segnaletica è scarsa, soprattutto nella seconda parte che ridiscende a valle. Oltre al solito segno del CAI bianco rosso, cercate con gli occhi i cumuli di rocce e sassi (cosidetti ‘omini’) che indicano la via. Ma va detto subito: meglio usare il GPS.
Per questioni di altimetria (e segnaletica) è caldamente suggerito affrontare il percorso in senso orario.
Nota: proprio perché non c’è anima viva è possibile incontrare fauna. Noi abbiamo incrociato un cerbiatto e una famiglia nutrita di cinghiali che correvano liberi per la valle.
Punto di partenza
Parte 1: Nocelleto – Forca di Gualdo
(5,6 km, dislivello + 730 mt)
Da Nocelleto si sale sulla sinistra utilizzando la strada che porta alla chiesa di Santa Maria Castellare, purtroppo irrimediabilmente danneggiata dal sisma. Prima dell’arrivo al convento, una tettoia in legno del parco segnala l’inizio del Sentiero Natura N11 (a sua volta un breve anello la cui parte iniziale coincide con l’inizio/fine del nostro Percorso Escursionistico E11).
Si imbocca il sentiero (segnale CAI 254) che si infila subito sottobosco della valle di Corveto, ben segnalato. Dopo circa 1,3 km si arriva a un bivio: il sentiero N11 gira a gomito sulla destra rientrando al convento, mentre voi dovete continuare dritti come fusi.
Fin qui bel sottobosco, fresco, ombreggiato, quasi pianeggiante. Dal bivio inizia un tratto di 1,3 km con una certa pendenza che porta fino alla strada, sterrata e ben segnalata (segnale CAI 253), che esce dalla frazione di Gualdo (1040).
Seguite il piacevole tratturo che sale nella valle dell’Acqua Gilarda per 1,5 km e preparatevi allo strappo più brutale della giornata: quasi 400 metri di dislivello in appena 1,2 km. Duretto, ma se non altro sempre ben ombreggiato. Come sempre benedirete i vostri bastoni da trekking (o vi maledirete per non averli portati).
Si arriva a Forca di Gualdo (1496), liberando finalmente la vista sulle distese del Pian Perduto, sul versante ovest dei massicci del Bove, Porche, Argentella e Redentore. Consigliatissimo, naturalmente, durante la fioritura.
Parte 2: Forca di Gualdo – Cresta del Monte Lieto
(5 km, dislivello +350 mt, -305 mt)
Dal valico (dove rimangono i resti della Chiesetta della Madonna della Cona) partono le due sterrate che portano agli impianti del Monte Prata e alla Macchia di San Lorenzo. Vedrete anche la strada Provinciale 136 che conduce a Castelluccio di Norcia.
Voi invece dovete girare i tacchi verso ovest, puntando dritti verso il Monte Lieto (che vi ritroverete davanti). Lungo il sentiero, inizialmente ben segnalato (segnale CAI 251), pascoli bovini e una stazione di alimentazione per rapaci. Escursionisti? Nessuno. Da questo momento gli alberi si diradano lasciando spazio a prati, e sempre più spesso le indicazioni del sentiero sono affidate agli ‘omini’ in pietra lasciati lì da qualche anima pia. Seguire la traccia il gpx è la soluzione migliore, soprattutto se siete soli, miopi o se siete gente che perde facilmente la pazienza.
Con 3 km e poco dislivello si arriva al punto più alto dell’escursione, la cresta del Monte Lieto a 1845 mt , dopo aver oltrepassato la testata della valle di Valloprare. C’è anche un laghetto sulla conca, completamente a secco al nostro passaggio a giugno. Una volta raggiunta l’ampia cresta, con una deviazione ben segnalata da freccia in legno, si può guadagnare la vetta del Monte Lieto (1944), ma quello che interessa a noi è seguire il sentiero 252 che prosegue sempre in cresta per 1 km dalla parte opposta e che regala nuove vedute sul versante umbro.
Con brevissime deviazioni sono raggiungibili le vette di Monte Pian Falcone (1854) prima e Punta di Valloprare (1776) poi.
Parte 3: Cresta del Monte Lieto – Nocelleto
(4,5 km, dislivello -777 mt)
Adesso inizia la parte che odieranno due tipi di persone: quelli che non hanno i bastoni da trekking e quelli che non usano i GPS. Siamo a circa 2/3 dell’escursione (a 9,5 km dall’imbocco del sentiero) e rimane da percorrere tutto il tratto in discesa che chiude l’anello. Sono 1000 metri di dislivello spalmati in appena 5,5 km, un banco di prova fisico (per chi ha problemi alle articolazioni) e mentale (per chi si snerva perdendosi). Anche perché spesso il terreno è inclinato e vi ritroverete a camminare in obliquo con somma gioia di caviglie, ginocchia e schiena.
Ci saranno qua e là i soliti ‘omini’, qualche sparuto segnale CAI e qualche riferimento visivo potrà venirvi utile (tipo i borghi di Rapegna o il campanile di Nocelleto), ma il consiglio spassionato rimane sempre quello: usate il maledetto GPS.
L’indicazione di massima è questa: lasciandovi il Monte Pagliano (1396) sulla destra, dovete trovare il modo di rientrare nel sottobosco. Da qui se avete fatto tutto giusto ritroverete prima il bivio proveniente dalla destra del buon vecchio N11 e poi il piazzale della chiesa di Santa Maria Castellare, da dove con un tornante di strada asfaltata rieccovi al punto di partenza.
Gran bel percorso, lontano da qualsiasi tipo di affollamento, che vi farà amare il vostro cellulare. Ricordatevi un power bank che il GPS ciuccia!
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©2020 Daniele Galassi
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Daniele ERMES Galassi
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Ciao
siamo appena rientrati dall’escursione E11. L’idea di oggi era quella di salire da capanna ghezzi alla cima del redentore ma a causa del forte vento, abbiamo optato per fare l’E11.
Nonostante sia una dei sentieri ‘ufficiali’ presenti sul sito del parco, siamo rimasti sorpresi dalla scarsa segnaletica. Noi abbiamo seguito il senso antiorario come indicato sulle mappe. Controllando il gps, ci siamo accorti diverse volte di stare fuori sentiero, in particolare dal bosco per salire verso punta di valloprare, poi di nuovo per scendere sotto monte lieto, e poi, il pezzo peggiore, subito dopo Madonna della Cona, quando abbiamo intrapreso il sentiero a sinistra nel bosco e non abbiamo visto nessun bivio e segnalazione del sentiero che scendeva verso valle dell’acqua gilarda (il n. 253). Quando ci siamo accorti di non stare sulla strada giusta, abbiamo cercato di raggiungere il sentiero giusto scendendo per un’oretta in un canaletto tra fogliame,rami, ortiche… volevo chiederti se anche tu hai avuto problemi in quel tratto. Comunque è un peccato che un percorso così bello sia tenuto così male!