C’è una cosa che davvero non dovreste perdervi se passate dalle parti di Città del Messico: un incontro di Lucha Libre, il caleidoscopico wrestling messicano. Comprate un biglietto, qualcosina da sgranocchiare, una Corona per rinfrescare la garganta e per un paio d’ore staccate completamente il cervello, attivando ogni possibile sospensione dell’incredulità davanti a una serie di match sceneggiati probabilmente sotto peyote. D’altronde siamo in Messico no?
Quando sentiamo la parola ‘wrestling’ noi italiani di una certa pensiamo subito ai grandi campioni del passato come Hulk Hogan e Ultimate Warrior che si legnano (per finta) su un ring mentre un accorato Dan Peterson snocciola una serie di frasi epiche con quel suo spassoso slang italo-stelle&strisce tipo:
‘noooo, tu non puoi fare male meee!!!’
Frasi che ripetevamo mentre ci ammazzavano di botte (per davvero) con nostro fratello nel lettone di casa.
Quelli erano sicuramente personaggi pittoreschi, ognuno con la sua storia, il suo background, la sua estetica. E che colpo al cuore quando qualcuno più grande ci spiattellava che era tutta una messinscena, per noi quelli erano nemici giurati sia dentro che fuori dal ring.
Chi siano oggi i campioni del wresling americano lo ignoro completamente, ma credo di aver imparato qualcosa su quelli della Lucha Libre messicana.
Quello che potrete vedere in un’arena di Lucha Libre è un folle circo virato su toni che si assestano costantemente tra il grottesco e il surreale. Uno spettacolo incredibilmente divertente che va preso per quello che è: intrattenimento puro.
Non so davvero da dove partire…ma ci provo.
I fisici, almeno quelli dei lottatori maschi, non sono esattamente scultorei, sicuramente anni luce distanti da quelli del wrestling americano a cui siamo abituati noi.
Lo stile di lotta è basato principalmente su mosse aeree a volte esageratamente acrobatiche, ma sono i colpi speciali quelli che fanno della Lucha Libre qualcosa di assolutamente imperdibile.
C’è Super Porky, idolo incontrastato delle casalinghe messicane, che sconfigge i nemici a colpi di panza e culi in faccia. Ormai ha una certa, ma si dice che con quel suo baffetto abbia fatto stragi di baffone oltre che di avversari.
Quando l’ho visto per la prima volta fare filotto mettendo k.o. tre lottatori con un unico colpo di lardo sono andato fuori di testa, e con me tutta l’arena che non aveva comunque smesso un attimo di acclamarlo.
Oppure c’è Maximo Sexy, il lottatore gay dalle mossette effeminate che stordisce l’avversario con un bacio in bocca per poi finirlo con un colpo bislacco.
Ma giusto per non farsi mancare niente ci sono pure incontri infuocati tra agguerritissimi nani:
Molti luchadores combattono con le maschere al volto e venire smascherati da un avversario è fonte di disonore indicibile. Se questo accade lo sconfitto sarà costretto addirittura cambiare maschera per gli incontri futuri.
Ci sono un’infinità di varianti nel tipo di incontro (singoli, a coppie, tre contro tre, azzuffate miste) ma la più elettrizzante sembra proprio essere quella dove i lottatori mettono in gioco la propria identità.
Visto che però non tutti indossano la maschera, chi non ce l’ha metterà sul piatto…i capelli. Non so cosa succeda nel caso uno non abbia la maschera e sia pelato. Chiederò al mio caro amico Oscar, che mi ha introdotto a questo roboante accrocco durante un giro per Città del Messico.
Quanto alle lottatrici, dette luchadoras, vi accorgerete che a volte sono delle gnocche pazzesche degne di Brazzers, con addominali a scacchiera, schianti di vita vertiginosi, cosce d’acciaio e chiappe scolpite nel marmo.
Un esempio? Questa è Sexy Star, una delle più hot della lega:
Ma come? Le donne hanno Super Porky e i maschi Sexy Star? Vi ricordo che siamo in Messico, qui come un po’ in tutta l’America Latina regna un certo machismo e la cosa non sembra indignare nessuno.
I lottatori e le lottatrici sono solitamente divisi in due fazioni: buoni e cattivi. Il pubblico inneggia quasi sempre ai buoni e fischia quasi sempre i cattivi, che all’inizio prendono il sopravvento per poi perdere quasi invariabilmente il round decisivo. In Messico il bene trionfa quasi sempre, almeno nella Lucha.
Se avrete poi la fortuna di assistere a uno di questi eventi durante El dia de los muertos (primi di novembre) aspettatevi qualcosa di realmente roboante. I messicani sentono particolarmente la festa dei morti e anche la Lucha si mette in ghingheri con luci, suoni e soprattutto gag a sfondo horror-esoterico.
Tutto è in versione dopata, a partire dai lottatori che indossano vestiti di scena a tema, a volte con colori super sgargianti che bucano il buio. L’arena, sempre gremitissima, per l’occasione verrà impreziosita di scenografie che ricordano i centri cerimoniali Maya.
Alla fine di ogni match il vincitore verrà tributato di tutti gli onori del caso da un mastro cerimoniere dalle sembianze ultraterrene, mentre lugubri personaggi emersi da quello che i messicani chiamano inframundo irromperanno sul ring per portare via di peso gli sconfitti in un tripudio di giochi di luce e fumo. Manco a dirlo, una sulfurea marcia funebre avvolgerà l’arena.
Come dove li portano? Agli inferi naturalmente.
C’è da dire che alcuni di questi lottatori sono vere e proprie star in Messico, rispettate e riverite come poche altre figure.
Caso emblematico quello di El Santo, il più famoso luchador messicano di tutti i tempi, che per cinquant’anni ha alternato il ring a trasmissioni televisive, fumetti e film fino a diventare indiscussa icona popolare.
Volendo guardare un po’ più in là, mi pare abbastanza evidente come tutto il carrozzone della Lucha Libre sia un’allegoria della società e della storia messicana, stratificata su più livelli.
Dalla divisione tra buoni/cattivi e il bisogno di far trionfare almeno quest’ultimi almeno sul ring, alle mirabolanti rappresentazioni della morte e dei sacrifici retaggio delle diverse culture precolombiane dell’america centrale, passando per le curve e il fare lascivo delle sexy lottatrici che tradiscono e allo stesso tempo sbeffeggiano il proverbiale machismo latino. O forse avevo bevuto troppa birra.
Vi è venuta voglia di Lucha Libre eh? Bene, ecco la lista delle principali arene di Città del Messico dove gustarvi qualche ora di meritevolissimo sollazzo:
Arena México
Dr. Lavista 197, Doctores
Arena Coliseo
República de Perú 77, Centro
Iwrg Arena Naucalpan
Jardín 19, Naucalpan
Arena López Mateos
Emilio Cárdenas 28, Tlalnepantla Centro
Se invece siete ansiosi di conoscere i nomi e la storia dei luchadores più famosi, leggete qui.
Davvero, parliamo seriamente per un attimo: prenotate un posto, compratevi pop corn e birra gelata, urlate come scalmanati, tifate buoni, fischiate i cattivi (o viceversa), gustatevi le forme delle lottatrici che si contorcono proprio lì davanti a voi.
Calatevi nella parte, regredite per un paio d’ore a bambini. Vi divertirete come dei pazzi.
Ah e mi raccomando: fuori dall’arena comprate una maschera di qualche lottatore alle bancarelle, datevi un nome pacchiano, scattatevi una foto e magari fateci un volantino come abbiamo fatto noi…altro che selfie da bimbiminkia!
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©2019 Daniele J. Ermes Galassi
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Daniele ERMES Galassi
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