Ho avuto esperienze veramente agghiaccianti coi cani randagi. Ne sono uscito dignitosamente (a parte un paio di coronarie probabilmente compromesse per sempre) grazie a una manciata di consigli che mi avevano dato in Ecuador prima di imbarcarmi nel Quilotoa loop, un trekking di più giorni dove il rischio di incontrare branchi di cani selvatici si preannunciava consistente. Ma non serve mica arrivare in Ecuador per trovarseli di fronte. Ecco quindi una breve guida per ficcarsi bene in testa cosa fare e cosa non fare quando si incontrano cani randagi. Cosa c’entra quel gambero in divisa da baseball? Datemi 3 minuti del vostro tempo e ve lo spiego…
Sei lì, sereno, con le gambe in tiro a scarpinare come un mulo, solo ma in comunione col mondo. Ti senti quasi S. Francesco per quanto sei in armonia con gli animaletti che ti gironzolano intorno e poi…e niente, poi ti ritrovi davanti loro: i cani randagi. Credetemi se vi dico che può essere un’esperienza terrificante.
‘cane che abbaia non morde’
‘cane che abbaia non morde’,
‘cane che abbaia non morde…’
Anche se ve lo ripeterete come un mantra, quelle bestie che vi ululano in faccia a canini spianati vi faranno strozzare col vostro cuore impazzito. Quegli attimi si dilateranno in maniera incredibile: 30 secondi di quell’inferno sonoro, con un capobranco che vi punta ai polpacci e gli altri che cercano di accerchiarvi, diventeranno un’eternità.
Non scherzo, è un’esperienza tremenda. Anche Fantozzi e Filini ne sanno qualcosa, sebbene Ivan 32esimo fosse un cane da guardia aristocratico al servizio della contessa Serbelloni Mazzanti.
Pietre miliari del cinema a parte, quando si incontrano cani randagi bisogna sapere cosa fare e soprattutto cosa non fare: il primo istinto, cioè quello di darsela a gambe, è in assoluto il più autolesionista. Vale per tutti gli animali selvatici: se vi girate completamente lanciate il seguente messaggio alla belva:
‘sono la tua preda, vediamo se mi prendi!’.
E stati sicuri che un cane vi prende. Eccome se vi prende. Ma andiamo con ordine.
Sommario
INCONTRI CON CANI RANDAGI: CONSIGLI E TECNICHE DI DIFESA
Chiamiamoli consigli preliminari: il primo, quello improntato al più basilare buonsenso, so già che sarà sistematicamente disatteso: non andare in zone a rischio da soli. Io per esempio, che dovevo fare? Rinunciare al Quilotoa loop perché c’erano in giro cani randagi? Certo che no.
Concentriamoci dunque sul secondo consiglio preliminare: se la vostra escursione presenta un alto rischio di incontro con cani randagi prima di incamminarvi prendete un bel bastone e tenetevi una pietra a portata di mano: proprio così, bastone e sasso. A parte il puntello psicologico, il bastone non piace ai cani. Lo stesso dicasi per i sassi. No, non giocherete a sassate coi cani randagi, adesso vi spiego.
Partiamo quindi dalla situazione critica tipo: voi camminate e due-tre-quattro cani selvatici vi sbarrano il cammino scatenandovi contro la loro ira. In mano avete un bastone e da qualche parte una pietra. Sembra un po’ un gioco di ruolo per nerd sfigati, ma seguitemi un attimo.
#1 – Mai dare le spalle a un cane randagio
Regola aurea: cascasse il mondo mai dare le spalle a un cane randagio. Mai. Men che meno a un branco. Come già detto equivarrebbe a costituirsi come preda. Se proprio non reggete giratevi di tre quarti, ma mai completamente.
#2 – Mai guardare un cane randagio negli occhi
Se i cani selvatici sono in branco, uno di questi starà in posizione più avanzata ringhiando, abbaiando e mimando attacchi alle vostre caviglie: è il capobranco. La vera lotta la condurrete contro di lui. Fronteggiatelo ma non guardatelo negli occhi: questo equivarrebbe a lanciare un guanto di sfida. Se lo sfidate lui dovrà dimostrare agli altri cani di meritare di essere il capo: la faccenda peggiorerà di brutto.
#3 – Controllate la paura (fosse facile)
Ma che consiglio è? In realtà è un consiglio chiave: la paura viene avvertita per via chimica dalle bestie. L’adrenalina vi appiccica in fronte il cartello: ‘preda che se la sta facendo sotto=possibilità di farmi bello di fronte al mio branco’. Calma e gesso, mai come in questo caso farsi prendere dal panico è una pessima idea.
#4 – Fate come i gamberi
Dovete indietreggiare osservando le prime due regole in maniera ferrea. I cani con ogni probabilità vi stanno attaccando perché avete invaso una zona che loro ritengono di loro pertinenza. Il vostro scopo è uscire da questa area a passo di gambero senza risultare né una preda, né un baldanzoso sfidante che vuole conquistare quel territorio. I cani devono capire che voi non siete interessati a quel dannato lembo di terra e che anzi volete andarvene al più presto perché avete di meglio da fare.
#5 – Bastone e sasso, ma solo per finta
Il bastone e il sasso non servono a dire ti sto attaccando, ma piuttosto ‘se mi attacchi saprò come difendermi’. Non dovete né colpire né tanto meno lanciare realmente la pietra, muovete un po’ d’aria come foste Joe DiMaggio durante un riscaldamento e simulate un lancio di sasso quando vedete che il capobranco tenta di addentarvi ai polpacci. Il tutto mentre continuate a indietreggiare. Qualcuno suggerisce che basterà far finta di chinarsi a prendere una pietra e il cane si intimorirà: magari nel caso di un singolo cane potrà anche funzionare, ma io non abbasserei la mia preziosa giugolare a livello delle mascelle di un branco di randagi imbufaliti. Quella è gente che salta, ragazzi. Quindi per quanto mi riguarda, seguo il consiglio dei campesinos ecuadoriani: mi armo preventivamente di sasso.
#6 – Non dovete farvi accerchiare
Se il cane è uno, naturalmente il problema non sussiste. Ma se sono in branco ci proveranno. Se riescono ad accerchiarvi siete ufficialmente nella merda: a qualcuno state dando le spalle per forza se siete dentro a un cerchio. E quel qualcuno vi attaccherà. Ecco cosa dovete fare: quando un cagnaccio della formazione tenta di scartare di lato per posizionarsi dietro di voi, agitate verso di lui il bastone e minacciatelo con la pietra per farlo arretrare di nuovo. Poi tornate immediatamente a fronteggiare il capobranco (sempre senza guardarlo nelle palle degli occhi). Ricordatevi: se vi accerchiano è finita. Sguardo periferico sempre all’erta e nervi saldi.
#7 – Niente gesti inconsulti e rumori molesti
Pensate solo a uscire dalla zona pattugliata dai cani senza dimostrarvi né deboli, né minacciosi. Niente scatti, urla isteriche o manovre pirotecniche. Ricordatevi che siete un grottesco mix tra un gambero e Joe DMaggio: i gamberi non fanno casino e Joe DiMaggio era uno che aveva stile. Stampatevi in testa questa immagine: vi può salvare la pellaccia!
#8 – Se proprio butta male…
Se il capobranco o qualcun altro vi salta addosso vi hanno fregato: a quel punto dimostratevi sconfitti, rannicchiatevi in posizione fetale e proteggetevi gola, viso e fianchi. Probabilmente il boss vi darà un assaggino e poi, trionfante e gongolante per avere difeso il suo titolo davanti al branco, vi lascerà stare. Un po’ come con gli orsi, la tecnica del Play dead (fingiti morto!) dicono funzioni. Inutile specificare che in caso di morso con ferita bisognerà disinfettare il prima possibile e poi andare da un dottore che procederà con antitetanica (se non ce l’avete) e purtroppo antirabbica, che non è esattamente una cosa per cui andare in visibilio. Non pensate nemmeno di bypassare il medico: con la rabbia non c’è da scherzare.
INCONTRI CON CANI RANDAGI: RIDIAMOCI SU (ALLE MIE SPALLE)
Avevo pennellato i miei giorni nel Quilotoa Loop viso a viso coi cani randagi ecuadoriani nei racconti di viaggio relativi alla traversata del Sud America targata 2015-2016. Per chi volesse ridere alle mie spalle e scoprire anche quella che mi sembrò essere l’arma segreta contro le belve ringhianti, ecco qua le due puntate incriminate…come sempre brevi e un po’ licenziose:
#1 – Trek solitari, macchinazioni mentali lesbo e cane, tanto cane/
#2 – Ancora trek, nonne andine, feste paesane e ancora piu cane/
E direi che è tutto. Se incontrate dei cani randagi durante un trekking, una semplice passeggiata o mentre andate a fare la spesa…adesso sapete cosa fare. Se nella foga del momento la paura vi annebbia il cervello e non vi ricordate una parola di quanto detto, provate con le immagini: basterà tenere a mente quel curioso incrocio tra un gambero e Joe DiMaggio.
Dai, è un’immagine che non si dimentica.
©2018 Daniele Galassi
Stray Ermes – Travel blog di un randagio
www.ermes.blog
Le guide del blog sono e resteranno gratuite, stampabili e scaricabili in pdf. Se le hai trovate utili condividile per aiutare altri viaggiatori. Se poi decidi di iscriverti al blog e alla pagina Fb rischi di farmi contento. Un po’ di sostegno morale mi aiuterà a perseverare in questa faticaccia!
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!