State pensando a un viaggio sulle Ande? Oppure Tibet? Magari Himalaya? Vi è venuta l’ansia perché avete sentito parlare del mal di montagna vero? Dell’ansia possiamo fare a meno, ma della consapevolezza no: perché il mal di montagna è un nemico invisibile con cui non si scherza. Ecco le cose da sapere per gestire questo nemico invisibile che colpisce la stragrande maggioranza dei viaggiatori che si avventurano a certe quote.
La prima volta che ci ho sbattuto il muso ce l’ho sbattuto davvero forte, rimanendo stecchito su un letto di Cuzco (Perù, 3200 metri) per 15 ore consecutive. E anche il giorno dopo non è che fossi esattamente spumeggiante, anzi, e attorno a me la gente non è che stesse meglio. Negligenza mia, avevo preso sottogamba quello che sulle Ande chiamano soroche.
Sapete come si dice no? Alla montagna e al mare meglio dare del Lei. Ecco, il mal d’altura è uno dei motivi principali per cui dovreste sempre dare del Lei alla montagna: voi non lo vedete, ma lui è sempre lì in agguato pronto a stendervi.
Sommario
MAL DI MONTAGNA: COSE DA SAPERE
Mal di montagna: cos’è
Salendo di quota l’aria inizia a rarefarsi progressivamente per effetto del calo di pressione. Verso i 2700/3000 metri il cervello inizia a tentare di compensare l’ipossia (carenza di ossigeno) come può, producendo più globuli rossi e aumentando l’intensità del respiro.
Tutto questo crea un forte stress all’organismo che di solito si traduce in una serie di sintomi che vengono denominati mal di montagna o mal d’altura (soroche nei paesi andini e altitude sickness per gli anglofoni). Il nostro corpo ha quindi bisogno di un tempo tecnico per abituarsi al nuovo quadro e riportarsi in equilibro: questo processo prende il nome di acclimatamento.
Mal di montagna: sintomi
Quali sono i sintomi del mal di montagna? I sintomi più comuni sono:
- mal di testa
- spossatezza
- fiato corto
- apnee notturne
- iperventilazione
- gambe pesanti
- mal di stomaco
- vomito
- nausea
- insonnia
- inappetenza
Le vostre gambe peseranno come se aveste dei pesi alle caviglie e ogni sforzo fisico sembrerà esigere energie raddoppiate. Di notte potreste avere la spiacevolissima sensazione di soffocare, cosa che a me da particolarmente fastidio sopra i 4000.
La cosa peggiore che si può fare se si avvertono sintomi pesanti è continuare a salire di quota. In particolare bisogna stare attentissimi ai sintomi dell’edema polmonare (travaso di liquido nei polmoni) o di quello dell’edema cerebrale (rigonfiamento del cervello). Con questa roba si muore. Non è terrorismo è realtà, fate una ricerchina sui decessi durante i trekking in Tibet, Himalaya o sulle Ande e troverete bei numeri.
Questi sono i sintomi dell’edema polmonare:
- estrema spossatezza
- respiro faticoso
- respiro rumoroso
- respiro rapido e poco profondo anche a riposo
- petto congestionato
- labbra e unghie scurite
- tosse con eventuali secrezioni schiumose o rosa
- estrema sonnolenza
E questi quelli dell’edema cerebrale:
- perdita di coordinazione
- difficoltà ad articolare parola
- difficoltà a formulare un pensiero coerente
- deliri
Come vedremo più avanti, se si riconosce anche solo uno dei sintomi riconducibili all’edema polmonare o cerebrale bisogna scendere immediatamente di quota.
Per un approfondimento sull’edema polmonare vedi questa pagina.
Per un approfondimento sull’edema cerebrale leggi qui.
Mal di montagna: quando si manifestano i sintomi? Ci sono persone immuni?
Non tutti avvertono i sintomi allo stesso modo. Alcuni, qualche fonte dice un misero 10%, sembrano esserne immuni. Certo è che se li catapultate direttamente in quella che gli scalatori chiamano zona della morte (8000 metri) durerebbero poco, ma questa ristretta elite di privilegiati potrebbe scendere da un aereo a 4000 metri e sentire giusto un po’ di fiato corto dopo un paio d’ore.
Ma non fateci affidamento, è del tutto ragionevole ipotizzare che facciate parte della stragrande maggioranza degli individui che soffrirà in qualche misura di mal di montagna.
Importante notare che non c’entra l’età, il sesso la forza fisica, l’allenamento o le esperienze passate in quota: il nostro corpo funziona così e il mal di montagna è una reazione del tutto naturale alla riduzione di quantità di ossigeno disponibile.
Volando dal livello del mare o salendo comunque troppo in fretta senza concedere al proprio fisico il tempo per acclimatarsi, è del tutto ragionevole aspettarsi di entrare in zona rossa entro un paio d’ore da quando si giunge a una quota che balla tra i 2600 e i 3000.
In generale:
- da 2500 a 3000: primi sintomi di mal di montagna: mal di testa, spossatezza, fiato corto, apnee notturne. Più si sale per gradi fino a questa quota e più lievi dovrebbero essere i sintomi.
- 3000- 5000 (alta montagna): accentuazione dei sintomi, potenziale forte malessere con rischio di edema polmonare e cerebrale in caso di mancato acclimatamento
- da 5000 a salire (altissima montagna): alto pericolo di vita in caso di mancato acclimatamento
- 8000: zona della morte, le cellule cerebrali muoiono col passare dei secondi e non si rigenerano. Sono concessi pochissimi minuti per godersi la vista a chi riesce a scalare l’Everest o una vetta sopra gli 8000.
Questo non significa che non ci siano rischi concreti già poco sopra i 3000 metri, significa che mano a mano che si sale diventa sempre più vitale dedicare il giusto tempo all’acclimatamento (vedi oltre).
Mal di montagna: come funziona l’acclimatamento?
Una delle cose che rende particolarmente bastardo il mal di montagna è che tende a venirvi dietro, si muove con voi mano a mano che salite. Solitamente arrivati attorno ai 3000 vi serviranno 24/48 ore per acclimatarvi, cioè per rendere il vostro organismo in grado di essere in equilibrio nel nuovo ambiente.
Se però salite ancora, avrete di nuovo bisogno di tempo per acclimatarvi alla nuova altitudine. Potrebbe bastarvi poco a quel punto, o potrebbero volerci altre 24/48 ore o potreste proprio stare talmente male da dover scendere: non c’è una regola precisa, ci sono solo indicazioni di massima per minimizzare i rischi.
Chi fa trekking d’alta montagna o scalate naturalmente lo sa, ed è per questo che di solito prevede pernotti di acclimatamento a altitudini crescenti prima di toccare certe quote. La regola generale indica di dormire a un’altitudine inferiore a quella che si intende raggiungere il giorno successivo. Dove possibile, sarebbe buona norma tornare a dormire qualche centinaio di metri sotto al punto più alto toccato durante un’escursione o una sua tappa.
Altra cosa odiosa del mal di montagna è che l’acclimatamento è sempre temporaneo: se dopo esservi acclimatati a 4000 metri tornate a livello del mare e dopo qualche giorno decidete di risalire…dovrete rifare tutto daccapo! Tenetene sempre conto quando pianificate itinerari che prevedono alternarsi di montagna e zone al livello del mare (tipici casi la Colombia, l’Ecuador, il Cile, l’Argentina o il Perù).
Località turistiche ad alto rischio di mal di montagna:
Cile del nord, Perù, Bolivia, Argentina del nord, Colombia, Ecuador, altopiano del Tibet, Himalaya. Particolare attenzione va prestata a quegli aeroporti che sorgono oltre i 3000 metri: La Paz (Bolivia, 4000), Lhasa (Tibet, 3650), Cuzco (3200). Si stima che atterrare qui dal livello del mare comporti mal di montagna nell’80% dei casi.
Personalmente non volerò mai più direttamente sopra i 3000 cascasse il mondo perché so per certo che rientrerei in quel maledettissimo 80%.
MAL DI MONTAGNA: CONSIGLI PER PREVENIRLO E CONTENERLO
Salire per gradi
La regola aurea che non dovreste mai disattendere è questa: in altura si deve arrivare per gradi. Dovete permettere all’organismo di acclimatarsi, di adattarsi gradualmente alla rarefazione dell’ossigeno. Una buona regola indica:
- una notte passata a quota inferiore ai 3000 metri
- un guadagno altimetrico di non più di 500 metri al giorno da quota 3000 in su
- una notte di acclimatamento ogni ulteriori 1000 metri
Ad esempio se dovete arrivare a quei benedetti 3200 metri di Cuzco una buona idea sarebbe quella di fermarsi per una notte a 2000/2400 e poi il giorno dopo salire oltre i 3000. Io invece da vero pivello nel 2007 ero volato da Lima (livello del mare) direttamente a Cuzco, col risultato di rimanere stecchito dalle 5 di pomeriggio alle 8 di mattina su un letto di un ostello senza avere la forza di mangiare o andare in bagno.
Il giorno dopo ero ancora rintronato e solo verso sera ero rientrato in piena operatività a botte di foglie di coca e muña (vedi più avanti).
Ho visto due brasiliane atterrare a La Paz in Bolivia (4000) partendo da Rio de Janeiro e avere la brillante idea di venire subito dopo a fare un leggero trekking: inutile dire che hanno sofferto come cani, e poi abbandonato l’impresa mettendo naturalmente a repentaglio la propria vita.
Col soroche non si scherza, mai. Salite per gradi, quando potete usate le strade e non gli aerei. Dedicate massima attenzione alla fase di acclimatamento, lo so che i giorni sono pochi e avete fretta, ma il rischio concreto è di perdere poi intere giornate a letto o di girare come stracci per i luoghi che avete sognato nei mesi precedenti.
Niente alcol
Anche questo lo posso vergare col sangue. La differenza tra il bere acqua o bere alcolici la sentirete tutta. Fate uno sforzo e tenete quel gomito abbassato per un paio di giorni.
Cibi leggeri
Tutto quello che appesantisce l’organismo vi remerà contro. Anche qui, cercate di resistere un paio di giorni prima di addentare quelle costolette di lama e buttate giù qualche zuppa di quinoa.
Niente sonniferi
Non solo alcol e cibo pesante, anche sonniferi: qualsiasi cosa che rallenta il ritmo respiratorio è da bandire.
Analgesici solo in caso di reale necessità
Tendono a rallentare battito cardiaco e a deprimere la respirazione, tutte cose che invece ci servono belle vispe per acclimatarci in fretta.
Liquidi
Lo so che fa tanto TG5, ma dovete bere acqua anche perché l’altitudine dovrebbe spingervi a farla come fontane. Se questo non avviene, è sintomo che qualcosa sta andando a rilento nell’acclimatamento.
Contenere gli sforzi fisici nelle prime ore
Finché non siete pienamente acclimatati, rallentate il passo e evitate roba tipo trekking o affaticamenti di varia natura. In realtà ci penserà proprio il mal di montagna a rallentare il vostro passo, voi assecondatelo: tanto alla fine vince sempre lui.
MAL DI MONTAGNA: MEDICINALI, AIUTINI E RIMEDI DELLA NONNA
Ok, quelle sopra sono le prescrizioni per minimizzare l’impatto del mal d’altura sul nostro organismo. Ma cosa fare se i sintomi del mal di montagna arrivano lo stesso?
Soroche pills
Sono pillole a base di paracetamolo/ibrupofene e caffeina, in sostanza come prendersi una Tachipirina e berci sopra qualche caffè. Le trovate in Perù, Cile, Argentina, Bolivia e in tutti quei paesi dove le Ande non te la mandano a dire. Funzionano. La caffeina serve per recuperare un po’ di quello che l’analgesico inibisce.
Diamox (acetazolamide)
Il Diamox è in realtà un medicinale da prendere in maniera preventiva (serve ricetta medica). Ha alcuni effetti collaterali tipo prurito agli arti inferiori e superiori ed essendo prima di tutto un diuretico vi manderà continuamente in bagno. In teoria dovrebbe accelerare l’acclimatamento, dimezzandolo a 12/24 ore. Funziona? In base alla mia esperienza poco o niente.
C’è però un effetto collaterale che molti ignorano ma che io posso confermare: il Diamox causa impotenza temporanea. Un’impotenza davvero marcata. Il vostro coso non sarà mai più così morto come dopo tre giorni di Diamox. Quindi se siete in viaggio di nozze o se volete darvi alle gioie carnali immersi nella frizzante movida di Cuzco…ecco magari meglio di no.
Foglie di coca
Il rimedio della nonna delle Ande. Che funzionicchia. Non stiamo parlando della cocaina (che è la droga illegale che si estrae dall’alcaloide della foglia) ma della pianta considerata sacra dai nativi. In realtà le foglie di coca sono legali solo in alcuni paesi (Perù, Bolivia) e in alcune zone a forte concentrazione indio come il nord della Colombia o dell’Argentina.
Potete masticarla o farci il tè (mate), per aumentarne l’efficacia si può triturare tra i denti assieme a una pasta che fa da reagente. Il gusto è amarognolo, ma meglio l’amaro in bocca che una trave in testa o una lancia nello stomaco.
Dove legale, trovate le foglie di coca presso venditori ambulanti, mercatini e negozi. Il vostro ostello vi offrirà quasi sicuramente un mate appena vi vedrà sbucare con lo zaino in spalla, magari già con la faccia da cadavere.
Mua
Pianta arbustiva della zona andina che è un vero toccasana per il mal di stomaco e mal di testa. Altro rimedio della nonna che funziona per davvero, ma non sempre facilissimo da trovare. Se state facendo un’escursione la vostra guida potrebbe essere in grado di trovarla per i campi, alcuni ostelli potrebbero averne in casa. Legale.
Ossigeno
Leggo in giro che alberghi up-market offrono minuti gratis di ossigeno agli ospiti, io che di solito bazzico in bettole non ne ho mai trovati. Se dove alloggiate c’è questa possibilità approfittatene, deve essere una vera goduria.
MAL DI MONTAGNA: COSA FARE SE SI STA DAVVERO MALE?
Cosa fare quando i sintomi del mal di montagna si fanno davvero pesanti? Febbre alta, testa che esplode, sangue dalle orecchie, incapacità di camminare in linea retta, balbettamenti e difficoltà ad articolare pensieri, deliri…banalmente: bisogna scendere al più presto di altitudine e cercare immediatamente soccorso medico.
I casi di decesso si verificano solitamente quando nonostante tutti i sintomi indichino bollino rosso, si continua testardamente a rimanere in quota o peggio a salire. Come già detto si muore per edema polmonare o edema cerebrale dopo essere entrati in coma.
Ripetiamolo come un mantra: sia in caso di sospetto edema polmonare che in quello di edema cerebrale bisogna scendere senza aspettare la notte, se riconosciuti e presi in tempo entrambi possono essere trattati.
Per questo alcuni trekking in alta quota potenzialmente pericolosi prevedono che le guide abbiano dietro delle sacche iperbariche di emergenza che possono salvare la pelle.
CONCLUDENDO
Si può fare molto per contenere il mal di montagna. Niente allarmismi quindi, ma consapevolezza. Se andate oltre certe quote mettete in preventivo spossatezza, mal di testa e fiato corto per un paio di giorni e tenetene conto quando pianificate il vostro itinerario.
Non mettete in programma un trekking in quota al secondo giorno, aspettate di essere acclimatati e soprattutto non dimenticate la regola aurea: cercate sempre di arrivare sopra i 3000 su strada anziché atterrare dal livello del mare con un aereo.
Quando questo non sarà possibile a maggior ragione dovrete aspettarvi un paio di giorni in cui sarete molto probabilmente a regime drasticamente ridotto. Tamponate con medicine e rimedi della nonna e ricordatevi che se state davvero male dovete assolutamente scendere di quota il prima possibile e affidarvi a cure mediche.
Sì, magari il viaggio sarà rovinato, ma meglio un viaggio rovinato che un viaggio di ritorno chiusi in una bara.
Lo so, vi state toccando, ma la faccenda che vi piaccia o no sta esattamente in questi termini.
©2019 Daniele J. Ermes Galassi
Stray Ermes – Travel blog di un randagio
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Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!
Non so come sarebbe andata senza acetazolamide a Cuzco. Ma ccamaro’ che botta!
a chi lo dici!