Se siete fanatici del bird watching appostatevi e avrete di che riempire la giornata.
Se siete turisti da passeggiate, shopping e relax in città con una storia da raccontare, tra Aigues Mortes, S. Marie le Mer e Arles siete a cavallo.
Se siete motociclisti invece la cosa migliore in Camargue è entrare in modalità ‘filo di gas’ e solcare gli infiniti rettilinei che tagliano le paludi dell’enorme delta del Rodano.
Date retta, tenete la cavalleria chiusa in scuderia e entrate in mood crociera della terza età: guardate a destra e a manca tipo arbitro di tennis, imboccate ogni tanto qualche stradina sterrata, fermatevi qua e là quando avvistate un fenicottero o altra bestia alata. Ascoltate i suoni e gli odori (questi ultimi non sempre avvincenti), fate un giro per le saline multicolore.
Senza fretta, sostanzialmente senza meta. Oggi va così. Col sole che mi cuoce a 30 gradi e neanche mezza nuvola. Gran botta di culo, visto che ieri anche qui pioveva.
Dicevo… fate un loop su Arles (io ho racimolato ben 250 km) e vedete quello che succede, ma davvero: non troverete altro che rettilinei, qualche abbozzo di curva e il passaggio traghetto più esoso della storia (3 euro sola andata per 45 secondi netti di traversata).
Arrivate alle spiagge ai limiti meridionali del parco, non tanto per le spiagge in sè (enormi e infinite distese di sabbia replicata a perdita d’occhio), quanto per le lingue di asfalto (naturalmente dritte come fusi) che tagliano questa straniante zona di confine tra fiume e mare. Che a conti fatti ha un suo perchè, anche se io non ci partirei da casa.
Da vedere? Sì.
Da tornarci? Mah. Io sto a posto così.
