Lascio la Camargue volando dritto per dritto verso Perpignan per poi cominciare la traversata pirenaica vera e propria subito dopo un poco decoroso menù Burger King.
Highlight di questa tappa conclusasi a Ascou sono sicuramente le Gole di Galamus e la strada panoramica che devia da quella a scorrimento veloce. Molto strette e pattugliate da Claudia, romana incomprensibilmente impiegata nella sicurezza di queste gole.
Come al solito nella bettola dove dormo manca la TV e mi tocca armeggiare tra VPN e connessioni ballerine per guardarmi Italia-Spagna in streaming da cellulare, ma almeno ho trovato qualcosa da fare in questo angolo remoto dei Pirenei dove siamo io, i titolari del campeggio, tre turisti in bici, due cani e una capra.
C’è pure un lago e il vino è buono, non vedo di cosa potrei lamentarmi. Delle zanzare, tipo, ma è proprio a voler essere pignoli.
È il giorno dopo che entro nel vivo con una sfilza di colli pirenaici della famosa Route de Cols, dove tra qualche giorno passa il Tour de France.
Col d’Agnes, Col de la Core, Col d’Aspin… sono solo alcuni, quasi tutti accomunati (purtroppo) da un setting da Coppa Cobram con visibilità ridotta a 3 metri.
Quando però scendo a valle la nebbia si dirada e mi ritrovo tra paeselli bomboniera in pietra, che non faccio in tempo a capire che dovrei fermarmi che già sono finiti. E quindi niente foto (come al solito).
Poi si risale (di nuovo Coppa Cobram), poi si riscende (di nuovo micro villaggi da foto che non faccio).
A me questi Pirenei piacciono un casino: verdeggianti come l’Appennino ma pittoreschi come le Alpi.
A 70 km dalla mia meta ecco che si scatena l’inferno con pioggia battente e venti patagonici: Lourdes non mi vuole. E tutto sommato un senso ce l’ha.
Ma io insisto e ci arrivo. Non so se è questo che si intende quando di parla dell’acqua di Lourdes… ma io l’ho presa TUTTA.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!