Suona la sveglia. C’è quel problemino del Transalp in mezzo al nulla da risolvere, ma prima facciamo colazione che qui ci tengono. Iniziamo a raccogliere informazioni e a fare telefonate ma con scarsi risultati. Bombardiamo di chiamate e SMS tale Pino, il meccanico di Orgosolo, e nel frattempo troviamo (non si capisce bene come) un manipolo di valorosi che si dice disponibile a recuperare la povera Silver Slut con una fiat Campagnola.
– Ma ce la fate? Ragazzi è veramente in un posto impervio!
– Con questa noi facciamo le gare tra le daghe sotto la befana. Che ci vuole.
Incredibilmente si materializza sul posto anche Pino, il meccanico. Dice che ha letto i nostri SMS. Ah, e che l’abbiamo svegliato.
Parte il team di recupero con Struso e Pino a bordo, io e il Bertellone veniamo lasciati a terra tra flebili rimostranze. Sentiamo nell’aria diffondersi il jingle dello spot dell’amaro Montenegro. In meno di un’ora il Transalp è a Orgosolo, altro che antico vaso che andava portato in salvo. Poco dopo arriva l’altra grande notizia: Pino ha trovato i dischi della frizione, pare che per stasera la moto sarà pronta.
Roba da non crederci. Fossimo stati a Milano ci sarebbe voluta una settimana tra recupero e riparazione. Qui è bastato un sabato mattina del ponte dei morti per dare al quadro una forma compiuta.
Va beh, basta, l’itinerario ormai è saltato, tanto vale gozzovigliare. Lo facciamo alla sagra paesana di Mamoiada, mangiando hamburger di asino e bocconcini di pecora fritta (foto sfocata by Bertellone).
Tutto molto bello fino a quando non decidiamo di fare un giro sull’interno verso Fonni, dove verso le 16.30 veniamo colti da diluvio da Vecchio Testamento. Saranno quasi due ore sotto questa colonna d’acqua, nel buio più totale, fino all’arrivo all’officina di Pino a Orgosolo. Siamo fradici, ma la Silver Slut ha una frizione nuova e l’evento va celebrato. Brindiamo con filu ‘e ferru fatto in casa col team tecnico.
Trovato un albergo per miracolo, trasformiamo la nostra stanza in un asciugatoio, appendendo tutto l’appendibile nei modi più creativi. Il Bertellone sfiora vette di raro ingegno arrivando a improntare un sistema di asciugatura automatico che fa il lavoro sporco mentre noi ci abbuffiamo a tavola.
Che uomo il Bertellone: non si porta manco un pantalone di ricambio per quattro giorni di moto con clima avverso, ma ha con sé fasce, fascette, calamite, ganci e mille altri aggeggi per creare un accrocco del genere. Ha 6 power bank, tanti cavi/cavetti e non si quanti adattatori/alimentatori per interconnettere le infinite device che ha sempre con sé. Stimo che il 30% del peso che porta sulla sua moto sia da imputare a roba tecnologica.
Non ci credete? Questa è la sua borsa da serbatoio (il quinto power bank è in moto):
Andiamo a letto, mentre la stanza attorno a noi si riempe di umidità. E vorrei vedere.
Daniele ERMES Galassi
Zaino in spalla, mani sul volante, casco in testa: vale tutto. Andale!